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La pianta delle uova (racconto)


di Andrea Biello

Trasformare il mangime in uova, è quello che so fare.
Quando sono nata ho avuto una gran fortuna... mi hanno scelto!

Non sono finita nel trita-pulcini, sono stata proprio fortunata, sono una femminuccia e il lungo nastro che ci trasportava ora ci ha scaricato.

Siamo tante e facciamo un gran baccano, che strano il mondo, noi si nasce cosi, come erba, come sabbia, siamo moltissime.
A dir la verità stiamo un po’ strette ma cosa importa, l’importante è far baccano.

Quando ero sul nastro che ci trasportava c’erano degli enormi animali con un camice che sceglievano i fortunati, beh, dovrei dire le fortunate, perché i nostri fratellini andavano tutti al trita-pulcini.

Non so cosa sia un trita-pulcini a dir la verità non so neanche cosa siano i pulcini, forse siamo noi, forse ci chiamano cosi quegli animali giganti dal camice bianco.

Non appena sono nata volevo vedere la mia mamma, ma è subito cominciata la corsa e allora hyuppiii... la rincontrerò mi sono detta.

Ora sono qui, è passato molto tempo, ho imparato una cosa molto importante: fare le uova.

Le uova sono delle cose che produciamo noi ovaiole. Noi siamo ovaiole, ho sentito quegli enormi animali in camice che parlavano fra loro e uno di loro ci ha chiamato cosi.

Ha detto che siamo più di un milione qui nel capannone, ci pensate che cosa potremo fare in cosi tante?

Potremo rivoltare il mondo, potremo organizzarci e costruire una città solo d'ovaiole, potremmo inondare il mondo con le nostre uova, con le nostre uova potremmo riempire uno stadio, potremmo farci un lago, un fiume.

Vicino a me c’è una mia amica ovaiola che non mi parla, lei becca tutto il mangime che ha davanti, una volta mi ha raccontato una cosa molto brutta.

Lei dice che se noi non facciamo abbastanza uova allora i giganti con il camice ci portano via e ci mandano ai supermercati. Allora lei mangia in continuazione e fa più uova possibili – “ finché faccio uova, resterò qui!” - cosi mi ha urlato un giorno, quando gli ho detto che la vita nel pollaio mi aveva stancato.

Mi disse che il supermercato è un posto dove altri animali giganti comprano pezzi d’animali più piccoli. Gli animali più piccoli siamo noi.

Allora io da quel momento mangio il più possibile e faccio moltissime uova.

Gli animali giganti con il camice, vengono tutti i giorni a controllare quante uova abbiamo fatto, se le prendono e ci lasciano altro mangime da trasformare.

Sapete, noi ovaiole abbiamo un grande potere: trasformare il mangime in uova.
Nessuno ci riesce solamente noi.
Io ne faccio moltissime, anche se comincio ad essere un po’ stanca.

Quando gli animali giganti sono venuti a prendere la mia amica, lei mi ha detto ”addio”.
Non conosco il significato di questa parola, una volta ho sentito uno di loro dire che Dio è come loro, una volta invece hanno detto che Dio è un maiale, spero che lei sia andata dai maiali, perché ho capito che meno gli animali assomigliano ai giganti e più sono buoni.

Io sto qui oramai da molti mesi, le mie zampe sono molto stanche, pensate che mi si sono incastrate nel ferro delle nostre casette e non riesco più a muovermi. Le mie unghie sono lunghissime, mi sembrano sciabole, e il sotto delle mie zampe sta cominciando a crescere attorno alla rete.
Forse sto diventando una pianta!

A volte quando guardo su in alto attraverso un buco che c’è nel nostro capannone mi sembra di vedere una luce molto forte, ma diversa da quella che ogni tanto gli animali giganti fanno comparire, quella luce è una luce con un colore caldo e pulito.

Più il tempo passa più la luce diventa sempre meno, molte di noi sono molto arrabbiate con tutte e trovano qualsiasi pretesto per litigare, per fortuna ci sono le gabbiette che ci separano.

Ho sentito dire che ci sono dei posti dove se litighi ti tagliano il becco e che fa male e anche molto.
Quei giganti non sanno che il nostro becco non è come le loro unghie, ma è pieno di nervetti dolorosi... brrr mi vengono i brividi, per fortuna che sono un’ovaiola.

Da quando è arrivata la mia nuova amica di gabbia, la pace è finita, si lamenta sempre dice che non è giusto che noi “galline” si debba stare chiuse nelle nostre gabbie tutto il giorno e per questo ha deciso di non fare più uova.

Sono molto ansiosa, se i giganti si accorgono che facciamo meno uova ci mandano al supermercato e io lì non ci voglio andare, preferisco fare la pianta nel nostro allevamento che stare in un supermercato a farmi comprare da quegli animali giganti. Mi sono messa in testa che mangerò ancora di più e che farò più uova, anche per la mia nuova amica che fa lo sciopero.
Lei è sempre nervosa e mi ha detto che se potesse lei scapperebbe lontano da qui, che fuori del buco in alto chi sono tante piante e tanto spazio profumato, non come qui che c’è sempre puzza d’ammoniaca.

Forse ha ragione lei, vorrei vedere tanto cosa c’è dietro il buco in alto, certe volte un filo d’aria arriva fino al mio becco e posso sentire degli odori incredibili, non so spiegarli ma sono fantastici, vorrei correre come feci appena nata sul nastro trasportatore, vorrei andare nel trita–pulcini per vedere cosa c’è, sono sicura che i giganti ci nascondono qualche cosa, e poi mi sono stufata di trasformare il mangime in uova, non ne posso più. Ho urlato forte, l’ho urlato nelle orecchie delle mie compagne di gabbia, fuori c’è un mondo che noi non abbiamo mai visto, fuori c’è un odore buono che i giganti ci nascondo per farci fare le uova e io non le voglio più fare!

La più piccola delle mie amiche, quella arrivata da poco ha detto che a lei non importa, lei vuole fare le uova perché non vuole andare nel supermercato e poi dice che qui ha noi almeno.

Oramai le mie unghie sono troppo lunghe per potermi muovere e mi fanno molto male, ai giganti non importa niente, li ho visti prendere delle scatole e infilarci molte di noi. Tutte urlavano, io le ho viste, loro erano le migliori, quando sono arrivata nell’allevamento erano il mio modello, facevano moltissime uova e io facevo di tutto per imitarle, ma ora gli uomini dicono che non sono più produttive. Bugiardi! Loro le uova le sanno fare ancora meglio di tutte noi.

Le cassette diventarono dieci, poi cento e ancora di più e quando furono tantissime si aprì un portone gigantesco, l’allevamento si riempì di calda luce del giorno, gli occhi mi fecero molto male e non potei tenerli aperti per molto tempo, ma riuscii a vedere le mie compagne con la testa fuori delle cassette che mi guardavano e strillavano, andavano al supermercato.

Quegli stupidi giganti ingrati, abbiamo fatto sempre tutto, per loro abbiamo trasformato il loro mangime insapore in uova e ora è arrivato anche il nostro turno...
Li ho sentiti dire che la produzione è calata e che è arrivato il momento di macellarci.

Noi tutte abbiamo pensato che se ci mettessimo a fare più uova possibili i giganti ci avrebbero lasciate lì con loro e allora ci siamo sforzate e sforzate ancora, ma le mie zampe mi fanno troppo male, le vesciche oramai sono ovunque, sul mio petto, sulle mie zampe e la carne ora e totalmente attorno al ferro.

Sono finita in una scatola molto bassa e stretta le piume delle mie amiche sono ovunque e posso vedere fuori della scatola, se guardo in alto vedo moltissime mie amiche che urlano, in basso ci sono solamente i nostri escrementi, che puzza… riesco a vedere le mie amiche che sono rimaste in gabbia e vorrei salutarle per l’ultima volta, ma siamo troppe e loro non riescono a riconoscermi, siamo quasi un milione nel nostro allevamento, potremmo costruire una città di ovaiole se ce lo lasciassero fare, potremmo correre se solo ci lasciassero libere.

Il portone si aprì e anche io urlai, sapevo che da lì a poco sarei andata al supermercato, cercavo di immaginare ma potevo solo urlare, avevo paura, io e altre mie amiche stavamo così strette in queste scatole calde e puzzolenti che qualcuna di noi cominciava anche a svenire. Io guardavo fuori e finalmente potevo vedere il profumo che tante volte avevo immaginato, era verde, era il profumo dell’erba. La cosa più bella della vita è stato il profumo dell’erba... e la luce del sole, non li avevo mai visti, ma solo sentito alcuni racconti, avevo rubato le parole ai giganti per poi sognare nell’allevamento. Le mie amiche ora sono ancora lì, mi dispiace per loro che non possono vedere la bellezza dell’erba, forse i supermercati non esistono e questa è la ricompensa per le nostre uova.

Le forze oramai mi mancano, le mie zampe sono troppo deboli, non ho mai corso e il peso delle mie amiche ora non mi fa quasi respirare. Sono felice, sono una gallina fortunata, ho visto il sole, ho visto l’erba che è verde e profumata, le mie amiche piangono ma io non riesco neanche più a sentirle voglio tenere gli occhi aperti per guardare più cose possibili, ci sono delle cose bellissime nel mondo, ad esempio ci sono dei pezzi di erba che crescono sopra pezzi di legno, si chiamano alberi e sono stupendi, sono verdi e marroni, ho visto il cielo ed è fantastico, pensate che delle galline più piccole di noi riescono a volare, sono sicura che anche io ci sarei riuscita se solo me lo avessero lasciato fare.

Sono molto stanca ma sono contenta di aver visto il mondo, la prossima volta scelgo il trita-pulcini per vedere dove si va.

C’è chi dice che i giganti si chiamano uomini e che sono animali stupidi, ingordi e arroganti, passano il loro tempo a mangiare le nostre uova, a costruire strade e supermercati dove venderle ad altri uomini.
Così non si accorgono di come sono grandi gli alberi e di com’è profumata l’erba...

A tutti loro, poveri sciocchi, auguro di poter diventare un giorno, come me, una gallina ovaiola.


Tratto da www.biello.it



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