Lana, piume, seta e pelle
LANA, PIUME, SETA E PELLE, COSE DA EVITARE
di Franco Libero Manco
Gran parte della lana usata nei capi d’abbigliamento viene prodotta in Australia dove la razza ovina più comunemente allevata è la Merinos per la sua particolare pelle raggrinzita che consente di produrre un maggiore quantitativo di lana rispetto ad una pecora normale.
Un sovraccarico di lana fa soffrire terribilmente il caldo nei mesi estivi all’animale, mentre dopo la tosatura, senza il manto protettivo, le pecore subiscono i micidiali rigori dell’inverno: è come se costringessero noi umani a portare cappotto e sciarpa in piena estate e a stare nudi nel periodo invernale.
Nei mesi estivi le pecore sono soggette ad una più intensa sudorazione e ad un maggiore attacco da parassiti e infestazioni.
Per arginare questo problema gli allevatori non si fanno scrupoli e, senza anestesia, con forbici asportano lembi di carne dalla zona intorno all’ano; ma spesso le mosche depongono ugualmente le uova sulle ferite sanguinanti prima che abbiano il tempo di guarire: una pratica crudele che causa la morte di molti animali.
Solo in Australia ogni anno ne muoiono circa un milione.
La tosatura è una prassi tutt’altro che indolore. I tosatori vengono normalmente pagati in base alla quantità di lana prodotta, non in base al numero di ore lavorate, nel modo più veloce possibile e senza il minimo riguardo per l’animale.
Spesso la tosatura avviene prematuramente e le pecore muoiono perché esposte alle intemperie.
Quando le pecore iniziano a diventare “improduttive” vengono inviate al macello per essere sostituite con animali più giovani e quindi più redditizi.
Agli agnellini, dopo poche settimane di vita, vengono tagliate le code, senza anestesia, e se sono maschi vengono castrati quasi sempre anch’essi senza anestesia.
Utilizzare coperte di lana non solo non è coerente con la nostra coscienza animalista ma non è consigliabile neppure sotto il profilo igienico, infatti specialmente la lana Merinos risulta essere terreno fertile per una forte concentrazione di acari, dannosi specialmente per le persone allergiche.
Anche le coperte sintetiche hanno controindicazioni, in particolare quelle in poliestere che possono causare asma e difficoltà respiratorie.
La lana se non è certificata bio può avere serie controindicazioni a causa dei pesanti trattamenti che subisce con sostanze chimiche e di sintesi.
Alternativa alla lana e ai piumoni sono la canapa, il kapok e le coperte in cotone biologico. Il kapok è una fibra vegetale tenera, liscia e morbida, le cui fibre non si infeltriscono e non si raggrumano come avviene con la lana e il cotone, è particolarmente igienico ed è in grado di tenere lontani acari e tarme.
La pratica più diffusa per la produzione delle piume d’oca impiegate per imbottire piumoni, cuscini, coperte e altro ancora viene utilizzata soprattutto in Cina, oltre che in buona parte dei paesi europei.
Le piume per le imbottiture vengono strappate alle oche senza anestesia: prese per il collo, legate per le zampe o semplicemente immobilizzate tra le ginocchia dell’addetto.
Una volta terminata l’operazione, la pelle delicata dell’oca terrorizzata, ferita e dolorante, viene spolverata di disinfettante fino al prossimo piumaggio che di solito viene ripetuto ogni due mesi per due o tre volte.
Questo avviene quando le oche hanno appena 8 settimane di vita. Poi, dopo un periodo di alimentazione forzata per produrre paté de foie gras, l’oca viene uccisa.
Solo una parte di piume deriva dall’uccisione delle oche. Ma è impossibile sapere se il piumaggio proviene da oche vive o morte.
Per chi vuole rinunciare alle piume l’alternativa è quella di utilizzare coperte di canapa, il kapok o i piumini in cotone biologico, privo di pesticidi e diserbanti. Utilizzare parti di un povero animale, appositamente allevato per essere ucciso dalla specie umana, tirannica e crudele, è inconciliabile con la nostra coscienza animalista.
La seta deriva dal bozzolo creato dal baco, che al suo interno si trasforma in farfalla; occorrono 1500 bachi per fare 100 grammi di seta.
Per impedire che il baco possa uscire dal bozzolo mangiando la parete e quindi rompendo i fili di seta, le larve sono uccise con l’ebollizione, oppure nel forno a microonde.
Altro grande problema per la coscienza animalista sono la pelle e il cuoio degli animali utilizzati dall’industria per confezionare scarpe, borse, cinte e oggetti vari: non possiamo definirci difensori degli animali se ci camminiamo sopra.
Ma oggi sono in commercio prodotti alternativi fatti di lorica, di ecopelle, yuta, cotone, poliuretano.
Attivarsi in modo che i negozi dispongano di questi prodotti è compito di ognuno di noi.
Suggerisco a chi volesse attivarsi in tal senso di entrare in un qualunque negozio di scarpe o anche di pellicce e chiedere semplicemente prodotti cruelty free, alternativi alla pelle o alle pellicce, anche se non si ha intenzione di acquistare nulla.
In questo modo tra i venditori si diffonde l’idea della richiesta e siccome è la domanda a generare la produzione questo può essere un mezzo molto efficace.
Febbraio 2015
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