L'importanza di diventare vegetariani
di UMBERTO VERONESI
Ciò che il vertice Fao “ha dimenticato” di discutere è il cuore del problema della fame nel mondo, che non è solo legato ai costi di produzione e distribuzione dei cibi, ma soprattutto alle abitudini alimentari della popolazione del pianeta.
Occorre una rivoluzione nell’alimentazione dei Paesi poveri, dove si soffre la fame. Noi siamo alle prese con il problema opposto: aumenta l’obesità tra i nostri figli, le nostre adolescenti anoressiche usano il troppo cibo come ricatto e se ne privano fino a lasciarsi morire, la nostra dieta opulenta ci fa ammalare sempre di più. Proprio su questi temi si riuniranno a Venezia a settembre alcuni fra i maggiori esperti per la Quarta Conferenza Mondiale sul Futuro della Scienza: “Food and Water for life”.
Io penso che l’ingiustizia alimentare sia una delle peggiori iniquità dei nostri tempi: una questione di civiltà e di cultura, che ci riguarda tutti da vicino. C’è un comportamento individuale responsabile, infatti, che può contribuire a riequilibrare questi due drammatici estremi ed è la riduzione del consumo di carne.
Molti uomini di scienza e pensiero hanno creduto che la scelta vegetariana fosse quella giusta per l’armonia del pianeta. Dal genio rinascimentale di Leonardo Da Vinci, che non poteva sopportare che i nostri corpi fossero le tombe degli animali, fino ad Albert Einstein, il più grande scienziato del ‘900, che presagiva che nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla Terra, quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana.
Anch’io sono convinto che il vegetarianismo sia inevitabile, per tre motivi.
Il primo è di ordine ecologico/sociale. I prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare i sei miliardi di abitanti, se venissero equamente divisi, e soprattutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare i tre miliardi di animali da allevamento.
Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinati a bovini, polli e ovini, con una perdita di oltre l’80% di potenzialità nutritiva; in pratica il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali di allevamento.
L’America meridionale, per fare posto agli allevamenti, distrugge ogni anno una parte della foresta amazzonica grande come l’Austria. Trentasei dei quaranta Paesi più poveri del mondo esportano cereali negli Stati Uniti, dove il 90% del prodotti importato è utilizzato per nutrire animali destinati al macello.
Viviamo in un mondo dove miliardi di persone non ha accesso all’acqua pulita e per produrre un kg di carne di manzo occorrono più di trentamila litri di acqua. Già oggi non riusciamo neppure a contare quante malattie potrebbe evitare un minor consumo di carne.
Veniamo così indirettamente alla seconda motivazione del vegetarianismo, che è la tutela della salute.
Non ci sono dubbi che un’alimentazione povera di carne e ricca di vegetali sia più adatta a mantenerci in buona forma.
Gli alimenti di origine vegetale hanno una funzione protettiva contro l’azione dei radicali liberi, cioè quelle molecole che possono alterare la struttura delle cellule e dei loro geni. Si può quindi pensare che chi segue un’alimentazione ricca di alimenti vegetali è meno a rischio di ammalarsi e possa vivere più a lungo.
C’è poi un secondo fattore. Noi siamo circondati da sostanza inquinanti, che possono metter a rischio la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’atmosfera queste sostanza ricadono sul terreno, e quindi sull’erba che mangiata dal bestiame, (o attraverso i mangimi) introduce le sostanze nocive nei suoi depositi, e infine nel nostro piatto quando mangiamo la carne.
L’accumulo di sostanze tossiche ci predispone a molte malattie cosiddette “del benessere” (diabete non insulino-dipendente, arterosclerosi, obesità).
Anche il rischio oncologico è legato alla quantità di carne che consumiamo.
Le sostanze tossiche si accumulano più facilmente nel tessuto adiposo, dove rimangono per molto tempo, esponendoci più a lungo ai loro effetti tossici.
Frutta e verdura sono alimenti poverissimi di grassi e ricchi di fibre: queste, agevolando il transito del cibo ingerito, riducono il tempo di contatto con la parete intestinale degli eventuali agenti cancerogeni presenti negli alimenti.
I vegetali poi, oltre a contaminarci molto meno degli altri alimenti, sono scrigni di preziose sostanze come vitamine, antiossidanti ed inibitori della cancerogenesi (come i flavonoidi e gli isoflavoni), che consentono di neutralizzare gli agenti cancerogeni, di “diluire” la formazione e di ridurre la proliferazione delle cellule malate.
La terza motivazione, ma non ultima, è di ordine etico-filosofico, ed è quella che ha fatto di me un vegetariano convinto da sempre. Io ero un bambino di campagna, amico degli animali, e oggi sono un uomo che ha il massimo rispetto della vita in tutte le sue forme, specie quando questa non può far valere le proprie ragioni.
Il cibo è per me una forma di celebrazione della vita, ma non mi piace celebrare la vita negando la vita stessa ad altri esseri.
Fonte: La Repubblica di VENERDI’ 6 GIUGNO 2008
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