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I medici e il veganismo: il Dr. Dean Ornish


di Emanuela Barbero


Il dottor Dean Ornish, ricercatore di fama mondiale, in seguito ai suoi studi sulle cause e sui metodi di prevenzione e di cura delle malattie cardiache attraverso una corretta alimentazione, presso il proprio istituto no profit in California cura da anni i suoi pazienti con un’alimentazione vegan (a parte alcune eccezioni: yogurt magro e bianco d’uovo, tollerati occasionalmente) con risultati stupefacenti rispetto a quelli ottenibili attraverso la somministrazione di farmaci.

Sulla scorta di questi successi egli ha pubblicato il testo “Dr. Dean Ornish Program for Reversing Heart Disease: The Only System Scientifically Proven to Reverse Heart Disease without Drugs or Surgery”.

E’ interessante notare che con i suoi programmi il dottor Ornish arriva a ridurre notevolmente, quando non ad eliminare completamente, la dipendenza dai farmaci, ristabilendo nei suoi pazienti una buona salute e una qualità di vita di nuovo “normale”.

Tra i numerosi successi c’è persino chi, in seguito a ben due infarti e a lunghe cure mediche, è passato dalla degenza cronica e senza speranza su una sedia del proprio salotto (con la classica coperta sulle gambe) a lunghe camminate tra le pittoresche montagne dei parchi californiani: questo dopo aver seguito per pochi mesi il programma del dottor Ornish - basato su un’alimentazione completamente vegetale e regolare esercizio fisico.

Un ulteriore vantaggio per questo paziente è stato anche quello di non dover più ingurgitare le 14 pillole quotidiane prese nel corso degli anni precedenti e che gli altri medici consultati gli avevano prescritto per il resto della sua vita.

In pochi mesi infatti le arterie si sono ripulite, il sangue è tornato fluido, il colesterolo e la pressione si sono normalizzati e il cuore ha ripreso a pompare regolarmente. In breve tempo sono spariti anche gli effetti collaterali dei farmaci che prima servivano a tenere in vita questa persona, che non ha più sperimentato mal di testa, nausea, debolezza, depressione e senso di sfinimento fisico e mentale. Insomma, con la dieta su base vegetale del dottor Ornish è tornato pienamente alla vita!

Del resto è ormai scientificamente assodato che una buona salute è strettamente correlata ad un abbondante consumo di prodotti vegetali: frutta, verdura, cereali, legumi, semi, frutta secca. Questi prodotti infatti apportano al nostro organismo preziose sostanze anti-ossidanti e anti-radicali liberi (noti e potenti anti-cancerogeni), insostituibili componenti fitochimici e vitamine presenti soltanto nei vegetali, come ad esempio la vitamina C, che il corpo umano non è in grado di produrre autonomamente né di sintetizzare.

Altri studi scientifici hanno inoltre dimostrato che assumere dei supplementi (ad es. di betacarotene, vitamina C ed E) non è come assimilare questi nutrienti attraverso i cibi che ne sono ricchi. Nel caso del betacarotene si è scoperto che le persone con alti livelli in circolo hanno minori percentuali di tumori; tuttavia la somministrazione di supplementi di betacarotene non solo non ha diminuito il rischio, ma ha addirittura fatto registrare un preoccupante incremento di cancro al polmone; inoltre gli integratori vengono assorbiti dall’organismo umano soltanto in percentuali minime, a differenza di quanto avviene invece attraverso l’assunzione diretta dei vegetali che ne sono ricchi.

Ancora non è chiaro con certezza quali sono gli esatti componenti (o le combinazioni di componenti) anti-cancro, ma si sa senza ombra di dubbio dove esse si trovano: nel mondo vegetale. Perciò ogni boccone di cibo vegetale che ingeriamo apporta al nostro organismo numerose ed efficaci sostanze anti-cancro (molto preziose sono in particolare le crocifere: cavoli, broccoli, cavolfiori, verze, cavolini di Bruxelles).

Sul piano opposto, diversi studi eseguiti tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso, hanno evidenziato che i prodotti animali contengono numerose sostanze in grado di sviluppare o accelerare i tumori, fungendo da trigger, cioè da elementi scatenanti. Un importante studio pubblicato sul British Medical Journal e che ha coinvolto oltre 6000 persone, determinò che i forti mangiatori di carne hanno il doppio di probabilità di sviluppare qualche forma tumorale rispetto ai vegetariani.

Questo studio è stato in seguito riconfermato da altri eseguiti in Inghilterra, Germania, Giappone e Svezia: le carcinogenesi possono essere attivate dalle proteine animali e disattivate invece dalle proteine vegetali. Inoltre l’eccesso di proteine, soprattutto animali, conduce a lesioni precancerose e allo sviluppo di tumori: dobbiamo quindi tener conto del fatto che la dieta standard occidentale apporta mediamente il doppio delle proteine necessarie al nostro organismo, con tutti i rischi del caso. Senza contare che i prodotti animali favoriscono anche l’obesità, a sua volta altro fattore di rischio per numerose malattie: dai tumori (che colpiscono in misura maggiore le persone sovrappeso) alle patologie cardiache, dall’ipertensione agli ictus.

Negli Stati Uniti, dove l’obesità è ormai diventata una grave malattia sociale ampiamente diffusa che colpisce circa il 30% della popolazione, vi sono medici che hanno messo a punto gustose diete vegan allo scopo di far riacquistare (e soprattutto mantenere!) il peso forma ai loro pazienti, così sono sempre più numerosi i successi registrati anche in questo campo, infatti non è tanto importante “quanto” si mangia ma “cosa” si mangia!

Il dottor Shintani, divenuto una celebrità negli Stati Uniti a seguito di numerose apparizioni in televisione e interviste sui giornali, ha messo a punto con successo la prima dieta dimagrante che anziché far mangiare di meno consente di mangiare di più: si tratta di una dieta completamente vegan e il programma “dimagrante” è stato felicemente battezzato “Eat more, weigh less” (Mangia di più, pesa di meno).

Naturalmente una dieta vegan non richiede alcuna privazione né tanto meno induce quell’insaziabile senso di fame che chi segue altre diete conosce invece così bene!


References:
”Vegan, the new ethics of eating” di Erik Marcus




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