Virus aviaria: sbatti il mostro in prima pagina
di Oscar Grazioli
Figuriamoci se, prima o poi, il mostro non finiva in prima pagina. E quale mostro migliore di quell'essere sfuggente, insondabile, magico, sovrannaturale, adorato dai poeti maledetti e bruciato assieme alle streghe dalla santa inquisizione? Ma sarà lui, il gatto. Già si erano avuti sentori sinistri ai tempi di quell'altra fantomatica malattia che è la Sars.
Ricordate gli zibetti, i gatti civetta sterminati dalle popolazioni locali perché untori di una malattia di cui non si è nemmeno certi ancora oggi dell'esistenza, tanto meno di cosa la causa sul serio?
Ricordate le mascherine, i fazzoletti sulla bocca, i controlli di chi osava starnutire in aereo? Oggi è solo un ricordo. Potete smoccolare (il naso) sul Boeing che vi porta a destinazione e tutti penseranno che forse avete il raffreddore. L'uomo ha bisogno di qualcosa che annunci in qualche modo una catastrofe, se non altro per poi esorcizzarla.
Dunque oggi salirà sulla ribalta ancora una volta il gatto. Ne hanno trovato morto uno, su una sperduta isola tedesca del mar Baltico, l'isola di Ruegen, popolata da uccelli marini, molti dei quali infetti o portatori del virus H5N1. Ed eccolo qua scodellato dalla cassa mediatica, il primo gatto al mondo con l'influenza aviaria.
"Venghino signori, venghino a vedere la sirena e la donna cannone".
Se aprite uno dei più prestigiosi testi di malattie infettive del cane e del gatto, il Greene, c'è un capitolo intitolato Mumps and Influenza".
Il "mumps" è la parotite epidemica, a tutti nota come gli "orecchioni".
Ebbene scoprirete che il virus, causa degli orecchioni nell'uomo, può essere trasmesso in via sperimentale a un umero sorprendente di animali. Non solo, nel sangue di alcuni cani che vivevano a contatto con bambini colpiti dalla malattia, si trovavano tracce di anticorpi. In altri termini si riesce in laboratorio ad infettare le cellule di cani e gatti, ma non si riesce a farli ammalare di orecchioni.
Allo stesso modo i virus della vera influenza (non i raffreddori e i mal di gola delle forme parainfluenzali) che appartengono tutti agli Orthomixovirus, causano la malattia "naturale" principalmente nell'uomo, nel maiale, nel cavallo, nel furetti e nei volatili (e neanche in tutti, perché i piccioni sono resistenti).
I gatti e i cani sono fuori, out, non c'entrano, non hanno nulla a che fare con le influenze di polli, di uomini e maiali. Sono colpiti da molte altre malattie virali, alcune delle quali mortali, come il cimurro o la peritonite infettiva, ma che non sono minimamente pericolose per l'uomo o per il mulo o per la pecora o per il pappagallo. Chiaro?
Ci sono poi alcune malattie virali che possono interessare praticamente tutti i mammiferi, dai pipistrelli all'uomo alla volpe all'elefante.
Una di queste è la terribile rabbia, il cui virus, possiamo dire non guarda in faccia a nessuno. Se andiamo a riaprire il nostro testo sacro sulle malattie infettive del cane e del gatto, troveremo un piccolo paragrafo sull'influenza. Ma se abbiamo appena sostenuto che non colpisce cani e gatti? E' vero, tant'è che vista l'enorme diffusione di questi animali da compagnia e la promiscuità con l'uomo, sono decine d'anni che vengono tenuti sotto particolare osservazione per tutte quelle che si chiamano "zoonosi", ovvero le malattie trasmissibili dagli animali all'uomo e viceversa. E l'influenza non è mai stata fonte di preoccupazione.
Ebbene, nonostante non si sia mai verificato il caso di un cane o un gatto ammalato di influenza, apprenderemo che, se inoculiamo dosi massicce di virus nel loro sangue, troveremo poi gli anticorpi e a qualche soggetto vrrà pure un po' di congiuntivite. E allora? Se facciamo una flebo di virus della varicella a una giraffa appena nata, non mi stupirei che si grattasse per qualche giorno.
Un gatto morto sull'isola di Ruegen in cui è stato trovato un H5N1 dovrebbe fare altrettanta notizia di una persona morta di fame in Africa che è risultata positiva per l'Aids.
Non siete ancora convinti? Quando ci fu la Spagnola (e oggi sappiamo che il virus fu incubato negli uccelli e nei maiali) morirono milioni di persone nel mondo. Nessun gatto, che si sappia, diede un colpo di tosse.
I virologi, come c'insegnano i grandi Duesberg, Mullis, e il nostro Luigi De Marchi, quando sono a corto di epidemie, diventano pericolosissimi perché pervasi dall'insana brama di andarle a cercare.
"Sappiamo che errare è umano, ma l'ipotesi Hiv-Aids è un errore macroscopico. Lo dico forte e chiaro per mettere in guardia la gente.". Così scriveva Kary Mullis, premio Nobel per la chimica, quando sembrava che l'Aids dovesse portarci tutti, in pochi mesi, nella valle di Giosafat. Siamo ancora qui. Con i nostri gatti sulle ginocchia che fan le fusa.
dal quotidiano Libero del 1° Marzo 2006
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