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Germania, licenza di sparare ai gatti


di Oscar Grazioli

C’era da aspettarselo. D’altronde, senza voler fare apprezzamenti di bassa lega razziale, se noi siamo noti al mondo per la pizza, il mandolino e la mafia, i tedeschi sono noti per una certa diciamo “determinazione” che talvolta li porta a prendere decisioni da “crucchi”. È capitato che il ministro dell’agricoltura del Meclemburgo – Cispomerania, Till Backhaus, ha deciso di autorizzare i cacciatori a sparare a gatti e cani randagi al fine di impedire la possibile diffusione dell’influenza aviaria. Il land in questione è quello che ha autorità amministrativa sulla ormai famosa isola dove è stato trovato morto, pochi giorni fa, un gatto. Questo episodio storico passerà ai posteri come “Il gatto di Ruegen”. Gli alieni che leggeranno sui loro CD a scansione spazio temporale come s’innescò sulla Terra la terza guerra mondiale e come, in seguito a questa, si estinse l’Homo Sapiens, si gratteranno fra le antenne, più volte, prima di convincersi che la morte di un gatto, su una sperduta isola del Baltico, diede la stura alla scomparsa dell’Uomo. Eppure si sa come vanno a finire le cose. Si comincia con lo sparare a uccelli, gatti e cani randagi, poi, per sicurezza si passa agli animali nelle case. Qualche proprietario testa calda risponde al fuoco, l’amato gatto dell’amante di un generale austriaco viene proditoriamente fucilato sul confine, ne nasce un conflitto a fuoco. Un graduato sovietico, che si trova lì per uno stage, viene colpito per errore. Da Mosca si alzano i Mig che vanno a sterminare le aquile, simbolo del popolo tedesco. Sfiga vuole che ci vada di mezzo un’aquila inanellata in Giappone con anello made in USA. I nipponici, che non vedevano l’ora, sganciano due atomiche su Washington e New York. Scendono in campo gli islamici che fanno sollevare il medio oriente. Il conflitto è totale e, per quanto alcuni storici teorizzino la colpevolezza di Al Qaeda, in realtà ormai è noto che la vera causa del disastro fu l’episodio del “Gatto di Ruegen”.
Se la faccenda non meritasse di diventare ancora più seria di quanto non lo sia ora, si sarebbe tentati veramente di fare dell’ironia e di mettere alla gabella certi amministratori che si fanno prendere dal panico e assumono decisioni insensate. Piogge di pallini piovono su uccelli che nessuno è in grado di capire se sono infetti o meno, ora il mirino dei fucili si dirige su cani e gatti che si trovano oltre 200 metri da un abitato e domani? Ci saranno i cecchini che di notte aspettano i parenti dell’uomo che è morto per una banale complicazione di un’influenza stagionale? Si riapriranno i lazzaretti e sentiremo cigolare nella strada le ruote dei carri che trasportano i morti? Qualcuno li fermi, prima che ci facciano piombare nel buio del medio evo.

dal quotidiano Libero del 3 Marzo 2006



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