Test sugli animali, l'alternativa arriva dall'uomo
di Daniela Muraca
Qualche goccia di sangue umano potrà salvare la vita a migliaia di cavie da laboratorio: i ricercatori europei hanno messo a punto un sistema per testare i farmaci sui globuli bianchi prelevati all'uomo anziché sui conigli vivi. La buona notizia arriva dal commissario europeo per la ricerca Philippe Bosquin, che ha presentato recentemente i risultati di un progetto coordinato dallo European Centre for Validation of Alternative Methods (ECVAM).
Fra i diversi controlli che ogni farmaco deve superare prima di essere commercializzato, ci sono i test pirogeni, con cui si verifica che il medicinale non sia inquinato da elementi che possono provocare la febbre. Per i cosiddetti farmaci parenterali (quelli cioè che non si assumono per bocca), l'unico sistema finora ritenuto affidabile era quello di iniettare le sostanze nei conigli e spiarne le reazioni. I nuovi test sperimentati dai ricercatori europei, invece, dimostrano che gli stessi controlli si possono effettuare in provetta, utilizzando cellule del sangue umano. Il metodo è abbastanza semplice. La sostanza da controllare viene messa a contatto con un tipo di globulo bianco, detto monocita: se nel farmaco sono presenti agenti pirogeni, questi globuli danno immediatamente l'allarme, rilasciando particolari molecole facilmente riconoscibili dagli scienziati.
I risultati ottenuti con il nuovo sistema sono addirittura più attendibili di quelli raggiunti dalla sperimentazione sui conigli. Non solo: i test richiedono la metà del tempo e arrivano a costare addirittura dieci volte di meno. Un successo che mette d'accordo per la prima volta animalisti, scienziati e compagnie farmaceutiche.
Con l'applicazione della nuova tecnica, che risparmierà la vita di oltre duecentomila conigli ogni anno, l'Unione Europea torna finalmente a interessarsi della spinosa questione della sperimentazione animale. La legislazione europea in materia è infatti piuttosto arretrata: l'ultima direttiva risale al 1986. Inoltre, fra tutti i Paesi dell'Unione soltanto uno garantisce ai propri ricercatori il diritto di rifiutarsi di eseguire test sugli animali: è proprio l'Italia, che nel 1993 è stata la prima nazione al mondo a trasformare questo diritto in legge.
(3 luglio 2003)
Fonte: www.sapere.it
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