Grassi saturi e spermatozoi
La nostra dieta è troppo carica di grassi saturi. E’ inutile nascondersi dietro al paravento della dieta mediterranea: anche se tutti i giorni non consumiamo hamburger e patatine fritte, ci rimpinziamo di merendine, biscotti o piatti tradizionali, che favoriscono l’accumulo di queste sostanze.
Sul banco degli imputati ci sono le proteine animali, come carne, formaggi, burro, uova, ma anche gli oli vegetali come quello di palma o di cocco, ampiamente utilizzati nei cibi industriali.
Sapevamo già che i grassi saturi mettono a rischio le coronarie, ma una ricerca scientifica ha dimostrato anche un rapporto diretto con la diminuzione di fertilità maschile, sopratutto nei paesi ricchi.
Un gruppo di ricercatori danesi, guidati da Tina Jensen del Righospitalet di Copenhagen, ha analizzato sia campioni di sperma, sia le risposte a questionari sulle abitudini alimentari di 701 giovani uomini che tra il 2008 e il 2010 sono stati sottoposti alle visite mediche previste durante il servizio militare. Ne è emerso che negli individui che consumano più grassi saturi la concentrazione dello sperma e il numero di spermatozoi sono ridotti, rispettivamente, del 38% e del 41%.
Negli uomini in cui le calorie introdotte sotto forma di questi nutrienti sono meno dell’11,2% del totale, la concentrazione e il numero totale degli spermatozi sono, in media, pari a 50 milioni per millilitro e 163 milioni. Questi valori scendono, invece, a 45 milioni per millilitro e 128 milioni negli uomini che ricavano più del 15% dell’energia quotidiana dai grassi saturi.
Gli autori dello studio, che non hanno rilevato alcuna associazione tra la qualità dello sperma e il consumo di cibi ricchi di altri tipi di grassi, hanno concluso che i cambiamenti dello stile di vita dei paesi ricchi possono spiegare l’alta frequenza recentemente osservata di conte spermatiche anomale. Per questo, i ricercatori ipotizzano che “una riduzione del consumo di grassi saturi potrebbe essere benefica sia per la salute generale, sia per quella riproduttiva”.
Questo piegherebbe anche la differente salute del sistema riproduttivo spesso constatata in alcune regioni del mondo e un calo di nascite significative nei Paesi occidentali, dove la dieta è notoriamente più grassa.
La stessa ricerca, pubblicata sull’ American Journal of Clinical Nutrition, non si dimentica di correlare l’uso di grassi saturi con le malattie cardiovascolari e le patologie tumorali.
(tratto da aam Terra Nuova di Febbraio 2013, pag. 77)
Sul banco degli imputati ci sono le proteine animali, come carne, formaggi, burro, uova, ma anche gli oli vegetali come quello di palma o di cocco, ampiamente utilizzati nei cibi industriali.
Sapevamo già che i grassi saturi mettono a rischio le coronarie, ma una ricerca scientifica ha dimostrato anche un rapporto diretto con la diminuzione di fertilità maschile, sopratutto nei paesi ricchi.
Un gruppo di ricercatori danesi, guidati da Tina Jensen del Righospitalet di Copenhagen, ha analizzato sia campioni di sperma, sia le risposte a questionari sulle abitudini alimentari di 701 giovani uomini che tra il 2008 e il 2010 sono stati sottoposti alle visite mediche previste durante il servizio militare. Ne è emerso che negli individui che consumano più grassi saturi la concentrazione dello sperma e il numero di spermatozoi sono ridotti, rispettivamente, del 38% e del 41%.
Negli uomini in cui le calorie introdotte sotto forma di questi nutrienti sono meno dell’11,2% del totale, la concentrazione e il numero totale degli spermatozi sono, in media, pari a 50 milioni per millilitro e 163 milioni. Questi valori scendono, invece, a 45 milioni per millilitro e 128 milioni negli uomini che ricavano più del 15% dell’energia quotidiana dai grassi saturi.
Gli autori dello studio, che non hanno rilevato alcuna associazione tra la qualità dello sperma e il consumo di cibi ricchi di altri tipi di grassi, hanno concluso che i cambiamenti dello stile di vita dei paesi ricchi possono spiegare l’alta frequenza recentemente osservata di conte spermatiche anomale. Per questo, i ricercatori ipotizzano che “una riduzione del consumo di grassi saturi potrebbe essere benefica sia per la salute generale, sia per quella riproduttiva”.
Questo piegherebbe anche la differente salute del sistema riproduttivo spesso constatata in alcune regioni del mondo e un calo di nascite significative nei Paesi occidentali, dove la dieta è notoriamente più grassa.
La stessa ricerca, pubblicata sull’ American Journal of Clinical Nutrition, non si dimentica di correlare l’uso di grassi saturi con le malattie cardiovascolari e le patologie tumorali.
(tratto da aam Terra Nuova di Febbraio 2013, pag. 77)
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