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Poesie


di Emanuela Barbero


Agnello Pasquale

La tavola è imbandita
posate e bicchieri scintillano
al sole di primavera

Da ogni piatto si levano
lunghi strazianti gemiti
urla di dolore senza fine

La morte nei piatti
Il dolore nel mio cuore

Finirà mai tutto questo orrore?
Dov'è mai l'amore?


Vivisezione

Uomini con camici candidi entrano sorridenti:
da dietro le sbarre della tua piccola gabbia
un fremito ti assale

Senza bisogno di parole
hai istintivamente compreso
l'imminente pericolo

Mani distratte ti manipolano
aghi profondi ti perforano
ferri sterilizzati ti aprono le carni

Immobilizzato ed impotente...
completamente cosciente...
terribilmente sofferente e terrorizzato...

Occhi sbarrati neppure visti, i tuoi,
contemplano con orrore la desolazione:
chiedono aiuto! Invano.

Corde vocali recise e menti spente,
crani perforati e coscienze assopite.
Cieco e inconsapevole l' "evoluto" essere umano.

La vita è una, molteplici le sue manifestazioni.
Cercando di arginare la morte, calpestiamo la vita.
Ma che vita è mai quella che la vita la uccide?


Io sono

Sono il vitellino dolorosamente strappato alla madre urlante per ricavarne anemica carne bianca.
Sono la gallina ovaiola sbeccata e imprigionata a vita in una minuscola gabbia.
Sono mamma scrofa stretta tra sbarre di metallo che faticosamente allatta la sua cucciolata destinata a trasformarsi presto in sapidi salumi per l'altrui sollazzo.
Sono il coniglio sfortunato che invece di compagno è stato scelto come manicaretto.
Sono il pesce che lentamente muore di asfissia sul ponte del peschereccio.
Sono il cavallo azzoppato al palio e "pietosamente" accoppato per ricavarne nutriente carne rossa.
Sono la mucca da latte che non serve più, ora improduttiva e macellata per carne di seconda scelta e scatolette di cibo per pets.
Sono l'elefante tenuto alla catena del circo e obbligato a girare in tondo tutte le sere come un automa.
Sono l'oca da foie gras ingozzata a viva forza e con il fegato malato di steatosi epatica.
Sono l'agnellino sopravvissuto ad un lungo viaggio della morte, con una zampa spezzata e il cuore a mille e verrò presto giustiziato per ricavarne un gustoso abbacchio.
Sono l'aragosta bollita viva tra terribili spasmi di strazio e di dolore.
Sono il cinghiale braccato da umani assatanati, assetati di sangue, visceri e morte.
Sono lo splendido fagiano mortalmente ferito e agonizzante nel carniere.
Sono il cane da caccia infortunato mentre servivo fedelmente il mio padrone, che ora mi ha sparato a morte in nome di una pietà umana che io non capisco, per me solo un altro alibi per ammazzare anche chi ti è stato servo fedele.
Sono la solitudine e la disperazione di tutte le creature imprigionate e violate negli stabulari della "scienza".
Sono il dolore immenso e senza fine di ripetitive e impietose sperimentazioni senza anestesia.
Sono il sangue che scorre a fiotti nei mattatoi che ammazzano a ritmi frenetici creature miti e innocenti.
Sono l'orrore e l'agonia delle carni fatte a pezzi mentre ancora respirano.
Sono le urla e la paura di tutto il mondo animale.
Sono la coscienza che bussa inascoltata: toc toc, toc toc!

 

 

UMANI: SVEGLIATEVI DALL'ORRORE
DELL'ENORME MACELLO CHE AVETE CREATO!

 

 


La tua vita vale

Tu sei qui, io sono qui.

Sei qui senza valutazioni e senza giudizi.

Mi ami semplicemente perché esisto e siamo amici,
mi coccoli con un totale coinvolgimento,
e io coccolo te e mi prendo cura dei tuoi bisogni.

Non mi giudichi, non mi disprezzi.

Sento l’intensità del tuo piacere quando mi vedi,
e mi si allarga il cuore al solo scorgerti da lontano.

Mi sali in grembo quando sono triste… con quel tuo modo speciale,
lambisci le mie lacrime quando piango… con infinita dolcezza,
mi guardi coi tuoi grandi occhi pieni di meraviglia quando rido,
ti acquatti giocosa e partecipe quando sono felice.

Mi sei accanto perché stiamo bene insieme,
ci scambiamo attenzioni e affetto, benessere e gioia.

Ti sento e tu senti me.

Mi ami per quello che sono,
non t’importa se sono ricca o povera,
giovane o vecchia, uomo o donna.

Ti amo per quello che sei,
non m’importa della forma del tuo corpo,
se hai peli o piume o squame.

La tua vita vale per me.

Tu ci sei, io ci sono.

(a Kerry, nel ricordo di una magia d’amore senza confini)


Poesie di Emanuela Barbero

 

 

 

 

 

 




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