Intervista a Donald Watson - Vegan Society
Si chiamava Donald Watson e a lui dobbiamo la nascita, nel 1944, della Vegan Society. Ci ha lasciati all'età di 95 anni.
10-12-2005 - Fonte: vegetariani.it
Donald Watson, padre di tutti noi vegan ci ha lasciati all'età di 95 anni, dando una testimonianza reale che vegan si vive bene e a lungo, ma soprattutto senza far soffrire altri animali per soddisfare i gusti di chi non ha la volontà di rinunciare a carne pesce, latte formaggio e uova, alimenti inutili e dannosi. Dobbiamo infatti a lui la nascita, nel 1944, della Vegan Society, del termine "vegan" e l'introduzione di uno stile di vita senza carne e senza latticini, oggi seguito da milioni di persone nel mondo.
Le prime esperienze nella fattoria di famiglia, dove si allevavano i maiali, lo hanno portato molto presto a cambiare le sue abitudini alimentari. Scioccato dalle urla dei maiali macellati, a tredici anni, Watson decise di non mangiare più carne, proposito che ha mantenuto fino alla sua morte avvenuta lo scorso 16 novembre 2005 a Keswick, Cumbria, all'età di 95 anni. Questa scelta ha sicuramente influenzato il suo vivere, portandolo a evitare di partecipare alla seconda guerra mondiale definendosi obiettore di coscienza. Risalgono al 1944 le pagine scritte da Watson in cui spiega di aver abbandonato, oltre alla carne, anche l'utilizzo di uova, latticini, pelle, lana e seta. Lavorando nei campi iniziò a usare un forcone, al posto della vanga, nel tentativo di non uccidere i vermi.
In una piccola stanza della sua casa di Leicester, nel tardo novembre del 1944 gli scritti in cui esprimeva i suoi convincimenti e i suoi sforzi, diventarono una piccola pubblicazione sulla quale nella prima pagina si leggeva: "Il prezzo di questa newsletter è di due penny, l'iscrizione annuale è di uno scellino". Il titolo provvisorio era "Vegan", parola ricavata utilizzando l'inizio e la fine della parola "vegetarian".
"L'indiscutibile violenza associata alla produzione di latticini", questo è ciò che scrisse Watson nel primo numero, "ha reso evidente che la dieta lacto vegetariana è una via di mezzo fra l'alimentazione carnea e la dieta umana e civilizzata, e per questo motivo pensiamo che durante il corso della vita su questa terra dovremmo sforzarci di svolgere il viaggio completo".
Il titolo della pubblicazione successivamente divenne Vegan News (notizie vegane) e questo termine venne poi ripeso per indicare questo tipo di alimentazione.
Inizialmente gli iscritti alla Vegan Society furono 25, mentre oggi sono circa 5.000. Si stima che solo in Gran Bretagna i vegani siano 300mila. In 60 anni di storia, il veganismo, secondo fonti dell'associazione, avrebbe fatto almeno 4 milioni di proseliti nel mondo.
VEGETARIANO DA OLTRE 80 ANNI – VEGAN DA OLTRE 60
Estratto di un’intervista con Donald Watson, fondatore e patrono della Vegan Society, dalla registrazione su cassetta di una conversazione di 3 ore del 15 dicembre 2002. Gli autori dell’intervista sono la Vegan Society Trustee e l’autore del Vegan Passport George D. Rodger. Estratto preso da http://www.worldveganday.org/
Quando e dove sei nato?
Sono nato il 2 settembre 1910 a Mexborough nel South Yorkshire, in una famiglia carnivora.
Raccontami della tua infanzia.
Uno dei miei primi ricordi è delle vacanze alla fattoria di mio zio George, dov’ero circondato da tanti animali interessanti. “Davano” tutti qualcosa: il cavallo della fattoria tirava l’aratro, le mucche “dava” il latte, le galline “davano” le uova ed il gallo era utile come sveglia la mattina – a quel tempo non immaginavo che potesse avere anche un’altra funzione. La pecora “dava” la lana. Non capivo cosa potessero “dare” i maiali, ma erano creature così amichevoli – sempre felici di vedermi. Poi arrivò il giorno in cui uccisero uno dei maiali: ho ancora ricordi vividi dell’intero processo, incluse le urla ovviamente. Una cosa che mi procurò uno shock fu che mio zio George, di cui avevo un’alta opinione, era parte di quella squadra. Decisi che le fattorie – e gli zii – dovevano essere riposizionate: l’ambiente idilliaco non era altro che un Braccio della Morte, dove i giorni di tutte le creature erano contati fino al momento in cui non sarebbero più stati utili agli esseri umani. Ho vissuto in famiglia per 21 anni, e in tutto quel tempo non ho mai sentito una parola da parte dei miei genitori, nonni, 22 zii e zie, 16 cugini, insegnanti e parroci che facessero riferimento anche lontanamente ai doveri che abbiamo nei confronti delle creature di Dio.
Quando ho lasciato la scuola, ho cominciato a fare l’apprendista falegname con un altro zio. A 21 anni stavo per diventare un artigiano, quando ci trovammo nella recessione economica dei primi anni ’30, e scoprii che potevo diventare un mastro artigiano qualificandomi alla City and Guilds. E’ quello che ho fatto, con un po’ di fatica.
Ad oggi hai 92 anni e 104 giorni. A cosa attribuisci la tua longevità?
Ho sposato una ragazza gallese, che mi ha insegnato un detto delle sue parti: “Quando tutti corrono, tu resta fermo”, e da allora l’ho fatto. Vedo molte persone che corrono verso quello che io vedo come un suicidio, con abitudini che tutti sanno essere pericolose. Io ho sempre riconosciuto che il più grande errore dell’uomo è stato quello di cercare di trasformarsi in un carnivoro, in contrasto con la legge della natura. Inevitabilmente, suppongo, entro una decina d’anni ci sarà una mattina in cui non mi sveglierò. Cosa succederà? Ci sarà un funerale, ci saranno lì un po’ di miei conoscenti e, come Shaw ha predetto per il suo funerale, ci saranno gli spiriti di tutti gli animali che non ho mai mangiato. In quel caso, sarà un grande funerale!
Quando sei diventato vegetariano?
E’ stato a Capodanno del 1924, per cui non mangio carne e pesce da 78 anni.
Parlami dei primi tempi della Vegan Society.
Nei due anni prima che formassimo una Società democratica, ero letteralmente il leader. Dal responso che ho ricevuto – centinaia di lettere – ho sentito che se non avessi formato io la Vegan Society qualcun altro l’avrebbe fatto, anche se magari avrebbe avuto un altro nome. La parola “vegan” fu immediatamente accettata e divenne parte del linguaggio, è oggi nei vocabolari di quasi tutte le lingue. Non posso far a meno di paragonare il nostro fantastico magazine trimestrale che abbiamo oggi con il mio umile “Vegan News” che producevo con grande lavoro. Normalmente impiegavo un’intera notte ad assemblare le varie pagine e a graffettarle insieme. Avevo limitato il numero di abbonati a 500 perché non riuscivo a gestire numeri superiori. Paragonato alla democrazia, la dittatura aveva ovvi vantaggi. Nei primi tempi di “Vegan News” potevo fare tutto per conto mio. Non penso sarei sopravvissuto se avessi dovuto scrivere alle persone interessate per chiedere la loro opinione. Non avevo telefono né auto – potevo solo sperare che condividessero il mio punto di vista, finchè non delegai questo lavoro a una commissione.
C’è qualche relazione tra il tuo veganismo ed eventuali tuoi credenze religiose?
Ho credenze religiose molto profonde. Non sono mai stato abbastanza intelligente per essere un ateo – un agnostico sì. Alcuni teologi pensano che Cristo fosse un Esseno. Se lo era, era vegan. Se fosse vivo oggi, sarebbe un predicatore del veganismo invece del predicatore di preghiere che era a quei giorni, e diffonderebbe il messaggio della compassione. Capisco che ci sono adesso più che vegan che aspettano il pranzo della domenica di Anglicani che frequentano la messa della domenica mattina. Ma gli Anglicani dovrebbero gioire, alla notizia che qualcuno finalmente sta mettendo in pratica l’elemento essenziale della religione Cristiana – la compassione.
Cosa trovi più difficile dell’essere vegan?
Presumo sia l’aspetto sociale – prendere le distanze dalle circostanze della vita dove la gente si incontra per mangiare. Il solo modo in cui questo problema può attenuarsi è che il veganismo diventi sempre più accettabile nei ristoranti, negli alberghi, ovunque uno debba andare, finchè si spera che un giorno diventi la norma.
E l’altro lato della medaglia: cosa trovi più facile dell’essere vegan?
Il grande vantaggio di avere una coscienza pulita, e la convinzione che gli scienziati debbano ora accettare la coscienza come parte dell’equazione scientifica.
Quanto è stato importante il giardinaggio nella tua vita?
Un amico mi ha insegnato quando vivevo a Leicester. Quando ho avuto la fortuna di trovare lavoro a Keswick, ho preso una casa con un acro di giardino, ed un mio sogno è diventato realtà. I miei bidoni di compost li riempio con tutte le erbacce, fieno, scarti vegetali dal giardino, foglie morte – niente di origine animale. A proposito, tutti gli scavi li faccio con il forcone invece che con la pala, per non uccidere i vermi.
Cosa ne pensi degli organismi geneticamente modificati?
Come dice un vecchio detto, se una cosa sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è troppo bella per essere vera. Sono sicuro che questo è un esempio classico di ciò, molto distante dall’irreversibile natura genetica di quella che sarà la nostra fornitura di cibo in futuro.
Cosa ne pensi degli sport sanguinari?
Penso siano il fondo del barile. Per quanto possiamo sentire necessario, essendo finiti in questo casino, uccidere delle creature per il loro bene, trovo che uccidere delle creature per divertimento sia patologico.
Cosa ne pensi degli esperimenti sugli animali?
Ho detto che gli sport crudeli sono il fondo del barile, ma penso che in effetti dovrei alzarli di un gradino e mettere la vivisezione ancora più in basso. Una cosa che dovremmo chiederci quando pensiamo che la crudeltà è largamente delegata ad altre persone è semplicemente: se questi macellai e vivisettori non esistessero, noi saremmo in grado di fare quelle cose con le nostre mani? Se non potremmo, non abbiamo il diritto di pretendere che altri le facciano per noi.
La maggior parte delle medicine tradizionali sono testate sugli animali, e questa forse è la maggiore incoerenza dei vegetariani e vegan che prendono medicine tradizionali – un’incoerenza molto più grave perfino del vestire di pelle o lana, sottoprodotti di industrie che principalmente traggono profitto dalla carne.
Cosa ne pensi delle azioni dirette?
Non ne sono mai stato coinvolto. Rispetto enormemente le persone che lo fanno, nella convinzione che sia la via più diretta e rapida per ottenere un risultato. Se io fossi un animale chiuso nella gabbia di un vivisettore, ringrazierei la persona che è entrata con la forza e mi ha liberato. Detto ciò, dobbiamo sempre chiederci prima: è possibile che la nostra azione abbia delle controindicazioni? Non posso dire “sì” o “no” perché non ho la risposta.
Quale consideri la più grande vittoria della tua vita?
L’ottenimento di quello che ho deciso di fare: il sentire di essere strumentale nella creazione di un grande nuovo movimento che potrebbe cambiare non solo il corso delle cose per l’umanità ed il resto della creazione, ma anche alterare le aspettative di vita dell’uomo su questo pianeta.
Hai qualche messaggio per i milioni di persone nel mondo che ora sono vegan?
Cercate di vedere il veganismo nella sua concezione più ampia – qualcosa che vada al di là del trovare una nuova alternativa alle uova strappazzate per il vostro toast o una nuova ricetta per il dolce di Natale. Siate consapevoli del fatto che siete parte di qualcosa di grande, qualcosa che non è mai stato provato fino a 60 anni fa, e qualcosa che sta andando incontro a tutte le critiche possibili che uno possa inventarsi. Ed è qualcosa che non presuppone settimane o mesi di studi delle tabelle nutrizionali o il leggere libri dei cosiddetti esperti – è qualcosa che implica il prendere atto di alcune cose e metterle semplicemente in pratica.
Hai qualche messaggio per i vegetariani?
Accettate che il vegetarianismo sia solo una fase di passaggio tra il mangiare carne e l’essere vegan. Ci possono essere vegan che hanno fatto il salto tutto in una volta, ma sono sicuro che per la maggior parte della gente il vegetarianismo è il necessario passaggio di mezzo. Io stesso sono ancora un membro della Vegetarian Society per restare in contatto con il movimento. Ero entusiasta quando ho saputo che alla World Vegetarian Conference a Edinburgo il menù era interamente vegan e i delegati non avevano scelta. Questo piccolo seme che ho piantato 60 anni fa sta finalmente germogliando.
Cosa pensi del modo in cui si è sviluppata la Vegan Society da quando l’hai fondata?
E’ andata meglio del previsto, sicuramente. Il genio è uscito ora dalla lampada e nessuno può più rimettercelo dentro e tornare all’ignoranza dei giorni pre-1944, quando questo seme è stato piantato da persone piene di speranza. Ora ovunque un uomo viva può scegliere una dieta vegan. Tutti i primi lavori sono stati fatti da volontari. Perfino il nostro Capo Esecutivo prende una paga minima, una delle più misere tra quelle del settore commerciale. Non possiamo permetterci niente di più. Per cui la Vegan Society è sempre stata, in questo senso, supportata dal lavoro dei volontari. E siamo enormemente grati a questa gente perché Dio solo sa cosa sarebbe successo se non ci avessero dato il loro aiuto.
In che direzione pensi andrà la Vegan Society in futuro?
Ho delle esitazioni a suggerire qualcosa a un movimento che sembra andare benissimo e diffondersi sempre più in tutto il mondo. L’edificio che aveva resistito a tutti gli attacchi prima che iniziassimo il nostro lavoro sta ora crollando a causa della debolezza della sua struttura di base. Non sappiamo quale sarà l’avanzamento spirituale che il veganismo avrà a lungo termine, nelle prossime generazioni, per la vita umana. Certamente sarà una diversa civilizzazione, e la prima in tutta la storia che meriterà questo nome.
Articolo di Alex Barbieri
con estratti presi da vegetariani.it e adnkronos.com
Intervista tradotta dal sito http://www.foodsforlife.org.uk
10-12-2005 - Fonte: vegetariani.it
Donald Watson, padre di tutti noi vegan ci ha lasciati all'età di 95 anni, dando una testimonianza reale che vegan si vive bene e a lungo, ma soprattutto senza far soffrire altri animali per soddisfare i gusti di chi non ha la volontà di rinunciare a carne pesce, latte formaggio e uova, alimenti inutili e dannosi. Dobbiamo infatti a lui la nascita, nel 1944, della Vegan Society, del termine "vegan" e l'introduzione di uno stile di vita senza carne e senza latticini, oggi seguito da milioni di persone nel mondo.
Le prime esperienze nella fattoria di famiglia, dove si allevavano i maiali, lo hanno portato molto presto a cambiare le sue abitudini alimentari. Scioccato dalle urla dei maiali macellati, a tredici anni, Watson decise di non mangiare più carne, proposito che ha mantenuto fino alla sua morte avvenuta lo scorso 16 novembre 2005 a Keswick, Cumbria, all'età di 95 anni. Questa scelta ha sicuramente influenzato il suo vivere, portandolo a evitare di partecipare alla seconda guerra mondiale definendosi obiettore di coscienza. Risalgono al 1944 le pagine scritte da Watson in cui spiega di aver abbandonato, oltre alla carne, anche l'utilizzo di uova, latticini, pelle, lana e seta. Lavorando nei campi iniziò a usare un forcone, al posto della vanga, nel tentativo di non uccidere i vermi.
In una piccola stanza della sua casa di Leicester, nel tardo novembre del 1944 gli scritti in cui esprimeva i suoi convincimenti e i suoi sforzi, diventarono una piccola pubblicazione sulla quale nella prima pagina si leggeva: "Il prezzo di questa newsletter è di due penny, l'iscrizione annuale è di uno scellino". Il titolo provvisorio era "Vegan", parola ricavata utilizzando l'inizio e la fine della parola "vegetarian".
"L'indiscutibile violenza associata alla produzione di latticini", questo è ciò che scrisse Watson nel primo numero, "ha reso evidente che la dieta lacto vegetariana è una via di mezzo fra l'alimentazione carnea e la dieta umana e civilizzata, e per questo motivo pensiamo che durante il corso della vita su questa terra dovremmo sforzarci di svolgere il viaggio completo".
Il titolo della pubblicazione successivamente divenne Vegan News (notizie vegane) e questo termine venne poi ripeso per indicare questo tipo di alimentazione.
Inizialmente gli iscritti alla Vegan Society furono 25, mentre oggi sono circa 5.000. Si stima che solo in Gran Bretagna i vegani siano 300mila. In 60 anni di storia, il veganismo, secondo fonti dell'associazione, avrebbe fatto almeno 4 milioni di proseliti nel mondo.
VEGETARIANO DA OLTRE 80 ANNI – VEGAN DA OLTRE 60
Estratto di un’intervista con Donald Watson, fondatore e patrono della Vegan Society, dalla registrazione su cassetta di una conversazione di 3 ore del 15 dicembre 2002. Gli autori dell’intervista sono la Vegan Society Trustee e l’autore del Vegan Passport George D. Rodger. Estratto preso da http://www.worldveganday.org/
Quando e dove sei nato?
Sono nato il 2 settembre 1910 a Mexborough nel South Yorkshire, in una famiglia carnivora.
Raccontami della tua infanzia.
Uno dei miei primi ricordi è delle vacanze alla fattoria di mio zio George, dov’ero circondato da tanti animali interessanti. “Davano” tutti qualcosa: il cavallo della fattoria tirava l’aratro, le mucche “dava” il latte, le galline “davano” le uova ed il gallo era utile come sveglia la mattina – a quel tempo non immaginavo che potesse avere anche un’altra funzione. La pecora “dava” la lana. Non capivo cosa potessero “dare” i maiali, ma erano creature così amichevoli – sempre felici di vedermi. Poi arrivò il giorno in cui uccisero uno dei maiali: ho ancora ricordi vividi dell’intero processo, incluse le urla ovviamente. Una cosa che mi procurò uno shock fu che mio zio George, di cui avevo un’alta opinione, era parte di quella squadra. Decisi che le fattorie – e gli zii – dovevano essere riposizionate: l’ambiente idilliaco non era altro che un Braccio della Morte, dove i giorni di tutte le creature erano contati fino al momento in cui non sarebbero più stati utili agli esseri umani. Ho vissuto in famiglia per 21 anni, e in tutto quel tempo non ho mai sentito una parola da parte dei miei genitori, nonni, 22 zii e zie, 16 cugini, insegnanti e parroci che facessero riferimento anche lontanamente ai doveri che abbiamo nei confronti delle creature di Dio.
Quando ho lasciato la scuola, ho cominciato a fare l’apprendista falegname con un altro zio. A 21 anni stavo per diventare un artigiano, quando ci trovammo nella recessione economica dei primi anni ’30, e scoprii che potevo diventare un mastro artigiano qualificandomi alla City and Guilds. E’ quello che ho fatto, con un po’ di fatica.
Ad oggi hai 92 anni e 104 giorni. A cosa attribuisci la tua longevità?
Ho sposato una ragazza gallese, che mi ha insegnato un detto delle sue parti: “Quando tutti corrono, tu resta fermo”, e da allora l’ho fatto. Vedo molte persone che corrono verso quello che io vedo come un suicidio, con abitudini che tutti sanno essere pericolose. Io ho sempre riconosciuto che il più grande errore dell’uomo è stato quello di cercare di trasformarsi in un carnivoro, in contrasto con la legge della natura. Inevitabilmente, suppongo, entro una decina d’anni ci sarà una mattina in cui non mi sveglierò. Cosa succederà? Ci sarà un funerale, ci saranno lì un po’ di miei conoscenti e, come Shaw ha predetto per il suo funerale, ci saranno gli spiriti di tutti gli animali che non ho mai mangiato. In quel caso, sarà un grande funerale!
Quando sei diventato vegetariano?
E’ stato a Capodanno del 1924, per cui non mangio carne e pesce da 78 anni.
Parlami dei primi tempi della Vegan Society.
Nei due anni prima che formassimo una Società democratica, ero letteralmente il leader. Dal responso che ho ricevuto – centinaia di lettere – ho sentito che se non avessi formato io la Vegan Society qualcun altro l’avrebbe fatto, anche se magari avrebbe avuto un altro nome. La parola “vegan” fu immediatamente accettata e divenne parte del linguaggio, è oggi nei vocabolari di quasi tutte le lingue. Non posso far a meno di paragonare il nostro fantastico magazine trimestrale che abbiamo oggi con il mio umile “Vegan News” che producevo con grande lavoro. Normalmente impiegavo un’intera notte ad assemblare le varie pagine e a graffettarle insieme. Avevo limitato il numero di abbonati a 500 perché non riuscivo a gestire numeri superiori. Paragonato alla democrazia, la dittatura aveva ovvi vantaggi. Nei primi tempi di “Vegan News” potevo fare tutto per conto mio. Non penso sarei sopravvissuto se avessi dovuto scrivere alle persone interessate per chiedere la loro opinione. Non avevo telefono né auto – potevo solo sperare che condividessero il mio punto di vista, finchè non delegai questo lavoro a una commissione.
C’è qualche relazione tra il tuo veganismo ed eventuali tuoi credenze religiose?
Ho credenze religiose molto profonde. Non sono mai stato abbastanza intelligente per essere un ateo – un agnostico sì. Alcuni teologi pensano che Cristo fosse un Esseno. Se lo era, era vegan. Se fosse vivo oggi, sarebbe un predicatore del veganismo invece del predicatore di preghiere che era a quei giorni, e diffonderebbe il messaggio della compassione. Capisco che ci sono adesso più che vegan che aspettano il pranzo della domenica di Anglicani che frequentano la messa della domenica mattina. Ma gli Anglicani dovrebbero gioire, alla notizia che qualcuno finalmente sta mettendo in pratica l’elemento essenziale della religione Cristiana – la compassione.
Cosa trovi più difficile dell’essere vegan?
Presumo sia l’aspetto sociale – prendere le distanze dalle circostanze della vita dove la gente si incontra per mangiare. Il solo modo in cui questo problema può attenuarsi è che il veganismo diventi sempre più accettabile nei ristoranti, negli alberghi, ovunque uno debba andare, finchè si spera che un giorno diventi la norma.
E l’altro lato della medaglia: cosa trovi più facile dell’essere vegan?
Il grande vantaggio di avere una coscienza pulita, e la convinzione che gli scienziati debbano ora accettare la coscienza come parte dell’equazione scientifica.
Quanto è stato importante il giardinaggio nella tua vita?
Un amico mi ha insegnato quando vivevo a Leicester. Quando ho avuto la fortuna di trovare lavoro a Keswick, ho preso una casa con un acro di giardino, ed un mio sogno è diventato realtà. I miei bidoni di compost li riempio con tutte le erbacce, fieno, scarti vegetali dal giardino, foglie morte – niente di origine animale. A proposito, tutti gli scavi li faccio con il forcone invece che con la pala, per non uccidere i vermi.
Cosa ne pensi degli organismi geneticamente modificati?
Come dice un vecchio detto, se una cosa sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è troppo bella per essere vera. Sono sicuro che questo è un esempio classico di ciò, molto distante dall’irreversibile natura genetica di quella che sarà la nostra fornitura di cibo in futuro.
Cosa ne pensi degli sport sanguinari?
Penso siano il fondo del barile. Per quanto possiamo sentire necessario, essendo finiti in questo casino, uccidere delle creature per il loro bene, trovo che uccidere delle creature per divertimento sia patologico.
Cosa ne pensi degli esperimenti sugli animali?
Ho detto che gli sport crudeli sono il fondo del barile, ma penso che in effetti dovrei alzarli di un gradino e mettere la vivisezione ancora più in basso. Una cosa che dovremmo chiederci quando pensiamo che la crudeltà è largamente delegata ad altre persone è semplicemente: se questi macellai e vivisettori non esistessero, noi saremmo in grado di fare quelle cose con le nostre mani? Se non potremmo, non abbiamo il diritto di pretendere che altri le facciano per noi.
La maggior parte delle medicine tradizionali sono testate sugli animali, e questa forse è la maggiore incoerenza dei vegetariani e vegan che prendono medicine tradizionali – un’incoerenza molto più grave perfino del vestire di pelle o lana, sottoprodotti di industrie che principalmente traggono profitto dalla carne.
Cosa ne pensi delle azioni dirette?
Non ne sono mai stato coinvolto. Rispetto enormemente le persone che lo fanno, nella convinzione che sia la via più diretta e rapida per ottenere un risultato. Se io fossi un animale chiuso nella gabbia di un vivisettore, ringrazierei la persona che è entrata con la forza e mi ha liberato. Detto ciò, dobbiamo sempre chiederci prima: è possibile che la nostra azione abbia delle controindicazioni? Non posso dire “sì” o “no” perché non ho la risposta.
Quale consideri la più grande vittoria della tua vita?
L’ottenimento di quello che ho deciso di fare: il sentire di essere strumentale nella creazione di un grande nuovo movimento che potrebbe cambiare non solo il corso delle cose per l’umanità ed il resto della creazione, ma anche alterare le aspettative di vita dell’uomo su questo pianeta.
Hai qualche messaggio per i milioni di persone nel mondo che ora sono vegan?
Cercate di vedere il veganismo nella sua concezione più ampia – qualcosa che vada al di là del trovare una nuova alternativa alle uova strappazzate per il vostro toast o una nuova ricetta per il dolce di Natale. Siate consapevoli del fatto che siete parte di qualcosa di grande, qualcosa che non è mai stato provato fino a 60 anni fa, e qualcosa che sta andando incontro a tutte le critiche possibili che uno possa inventarsi. Ed è qualcosa che non presuppone settimane o mesi di studi delle tabelle nutrizionali o il leggere libri dei cosiddetti esperti – è qualcosa che implica il prendere atto di alcune cose e metterle semplicemente in pratica.
Hai qualche messaggio per i vegetariani?
Accettate che il vegetarianismo sia solo una fase di passaggio tra il mangiare carne e l’essere vegan. Ci possono essere vegan che hanno fatto il salto tutto in una volta, ma sono sicuro che per la maggior parte della gente il vegetarianismo è il necessario passaggio di mezzo. Io stesso sono ancora un membro della Vegetarian Society per restare in contatto con il movimento. Ero entusiasta quando ho saputo che alla World Vegetarian Conference a Edinburgo il menù era interamente vegan e i delegati non avevano scelta. Questo piccolo seme che ho piantato 60 anni fa sta finalmente germogliando.
Cosa pensi del modo in cui si è sviluppata la Vegan Society da quando l’hai fondata?
E’ andata meglio del previsto, sicuramente. Il genio è uscito ora dalla lampada e nessuno può più rimettercelo dentro e tornare all’ignoranza dei giorni pre-1944, quando questo seme è stato piantato da persone piene di speranza. Ora ovunque un uomo viva può scegliere una dieta vegan. Tutti i primi lavori sono stati fatti da volontari. Perfino il nostro Capo Esecutivo prende una paga minima, una delle più misere tra quelle del settore commerciale. Non possiamo permetterci niente di più. Per cui la Vegan Society è sempre stata, in questo senso, supportata dal lavoro dei volontari. E siamo enormemente grati a questa gente perché Dio solo sa cosa sarebbe successo se non ci avessero dato il loro aiuto.
In che direzione pensi andrà la Vegan Society in futuro?
Ho delle esitazioni a suggerire qualcosa a un movimento che sembra andare benissimo e diffondersi sempre più in tutto il mondo. L’edificio che aveva resistito a tutti gli attacchi prima che iniziassimo il nostro lavoro sta ora crollando a causa della debolezza della sua struttura di base. Non sappiamo quale sarà l’avanzamento spirituale che il veganismo avrà a lungo termine, nelle prossime generazioni, per la vita umana. Certamente sarà una diversa civilizzazione, e la prima in tutta la storia che meriterà questo nome.
Articolo di Alex Barbieri
con estratti presi da vegetariani.it e adnkronos.com
Intervista tradotta dal sito http://www.foodsforlife.org.uk
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