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Attenti alla rana: è la spia che il clima cambia

Il suo organismo vittima dell'effetto serra
Alcune specie di anfibi a rischio estinzione

Sono molti gli animali che mutano le loro abitudini per via delle trasformazioni dell'habitat
Scienziati Usa hanno decretato l'inizio della sesta estinzione sulla Terra, la prima provocata dall'uomo


di ANTONIO CIANCIULLO


ROMA - Sono piccole, ricche di colori e povere di futuro. Le rane arlecchino stanno scomparendo. Muoiono disidratate, con le pelle mangiata da un fungo che le ricopre come un sudario, bloccando la traspirazione. Assieme ad altre migliaia di specie, si estinguono travolte dalla violenta accelerazione dell'effetto serra che sta trasformando il normale avvicendamento delle forme di vita in un buco nero che inghiotte la biodiversità del pianeta. Il fenomeno ha raggiunto una dimensione tale da spingere molti biologi a descrivere quanto sta accadendo sotto i nostri occhi come la sesta estinzione di massa nella storia della Terra, la prima che porta la firma dell'uomo.

L'ultimo allarme viene dalla rivista Newsweek che ha messo a fuoco alcuni segnali biologici utili per misurare il processo di riscaldamento in corso. Nelle Montagne Rocciose le marmotte dalla pancia gialla escono dal letargo 23 giorni prima rispetto al loro ritmo abituale di 30 anni fa. In Gran Bretagna per 65 specie di uccelli il periodo di cova scatta con un anticipo di 9 giorni, e venti specie di libellule hanno spostato il loro habitat 90 chilometri più a Nord rispetto agli anni Sessanta. In Spagna l'onda calda ha ridotto a un terzo lo spazio vitale di 16 specie di farfalle. E la volpe rossa canadese ha invaso il territorio della volpe artica, spingendosi fin nelle isole Baffin, 900 chilometri più a Nord dei suoi confini tradizionali.

Ma non tutti riescono a sopravvivere spostandosi o mutando le loro abitudini: molti non hanno il tempo, o lo spazio, per scappare. Per le rane arlecchino del Costa Rica il nuovo clima è stato fatale. Le notti sempre più calde e lo strato di nuvole in crescita che durante il giorno blocca parte della radiazione solare hanno favorito la proliferazione di un fungo patogeno che attacca la pelle delle rane impedendo l'assorbimento dell'acqua attraverso i pori. Questa piccola mutazione climatica è bastata a far scomparire due terzi delle 110 specie di rane arlecchino dell'America latina in un arco di tempo estremamente ridotto.

Il fenomeno fu segnalato dai biologi per la prima volta nel 1990. E in appena 16 anni il problema è esploso finendo per travolgere buona parte delle popolazioni di rane, tritoni e salamandre. Secondo i dati dell'Iucn (International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources), ad essere a rischio ormai è l'intera classe degli anfibi: su un totale di 5.700 specie, ben 1.800 sono in via di estinzione.

"I cambiamenti climatici, provocati principalmente dal consumo di combustibili fossili, sono diventati la principale minaccia per la sopravvivenza di molte specie", osserva Massimiliano Rocco, responsabile del settore Traffic del Wwf. "E purtroppo questa non è una tendenza arginabile nel breve periodo. Si potrebbe però intervenire con efficacia immediata per bloccare almeno le altre concause dell'estinzione di massa che ci troviamo a fronteggiare: la perdita degli habitat, determinata soprattutto dalla deforestazione, e il commercio illegale di specie protette. Entrambe hanno effetti drammatici nell'accelerazione della scomparsa di specie. Ad esempio il rospo dorato del Costa Rica ha pagato un prezzo molto caro per la sua bellezza che lo rendeva preda ambita dei collezionisti disposti a tutto: è stato avvistato per l'ultima volta tre anni fa. E in Madagascar la grande diversità di rane mantella, che si erano andate radicando nelle valli, nei laghetti, nei boschi planiziali mantenendo il loro specifico corredo genetico, ha subito un colpo durissimo per colpa della deforestazione che ha cancellato buona parte degli habitat naturali".

Quello che preoccupa è la progressiva accelerazione del mutamento climatico. La temperatura sale a una velocità che per molte specie è insostenibile: non riescono a sviluppare processi di adattamento ed escono di scena. Tra gli animali che sembrano destinati a non superare la soglia del ventunesimo secolo ci sono gli orsi polari, la tigre, il leopardo delle nevi, l'antilope tibetana.

Fonte: La Repubblica del 9 ottobre 2006, Scienza & Tecnologia
http://www.repubblica.it/2006/10/sezioni/scienza_e_tecnologia/rane-ammalate/rane-ammalate/rane-ammalate.html




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