Jeremy Rifkin: 'Ecocidio' (estratti)
...nel Delaware gli ispettori USDA avevano trovato "roditori e insetti, oltre a larve e vermi, che avevano libero accesso alle carni conservate e agli ingredienti dei prodotti derivati".
In North Carolina, un osservatore aveva riferito di "carne di salsiccia caduta sul pavimento dove gli operai sputavano tabacco e scatarravano... raccolta e buttata nella macchina confezionatrice".
A Norfolk, Virginia, le autorità federali trovarono "carne e fegati di manzo coperti di ascessi, fegati di maiale contaminati e infestati di parassiti mescolati a prodotti commestibili".
E' inoltre diffusa la prassi di acquistare, per diminuire i costi, quelle che le aziende di settore chiamano "bestie 4M: morte, morenti, malate e mutilate".
Nonostante la normativa federale, il mancato rispetto delle più elementari norme igienico-sanitarie costituiva la regola, nel settore della macellazione bovina.
Ad oggi, per via dell'altissima automazione, gli ispettori federali controllano meno dell'1% delle carcasse, quando in passato controllavano tutte le carcasse sulla linea di produzione.
I reni non vengono più controllati separatamente, così come i linfonodi, la lingua, i polmoni e la testa.
Per aumentare la produttività delle linee di produzione del 40%, a volte i controlli vengono effettuati su sole 3 carcasse su mille.
Non potendo più toccare o palpare le carcasse, gli ispettori non possono diagnosticare malattie e identificare agenti contaminanti.
Con l'aumento della produttività e col passare degli anni, lungo tutta la linea di produzione, gli standard sono stati abbassati, in modo che le carcasse più contaminate e malate possano sfuggire al controllo.
Sono migliaia le persone che hanno sofferto di intossicazioni alimentari dovute alla carne, "bella da vedere ma pericolosa da mangiare".
Le imprese, poi, sono state colte in flagrante falsificazione di rapporti e registri, occultamento di dati e deliberata immissione sul mercato di carni infette.
Spesso le aziende rimettono in linea le bestie sanzionate, dopo interventi cosmetici per mascherare i segni di malattia o contaminazione.
Altri ispettori raccontano di bestie portate alla macellazione con la febbre alta: normalmente, il bestiame febbricitante non dovrebbe essere macellato; ma, con la nuova procedura,è considerato accettabile lavarle con acqua fredda per abbassare la temperatura entro i limiti di legge.
Sembra che nel settore della macellazione sia diffusa la prassi di non registrare ufficialmente le cattive notizie.
Ci si aspetta che un ispettore controlli 30 fegati al minuto [nella linea di produzione automatizzata]; la realtà è che in 2 secondi, mentre il fegato gli passa davanti agli occhi, non è in grado di stabilire se è sano o malato.
La parola d'ordine è "la linea di produzione non si deve fermare".
Siamo arrivati al punto che un ispettore non può fermare la linea di produzione per far ripulire dai residui di una carcassa infetta le superfici su cui si lavorano le altre; questo significa che ci si può aspettare una diffusione della contaminazione.
Gli ispettori federali non hanno l'autorità di bloccare la linea di produzione, neppure se riscontrano un problema.
L'unica cosa che possono fare è lamentarsi.
Carni le quali, in precedenza, sarebbero state marchiate e destinate alla distruzione, per gli evidenti sintomi di un'infezione, oggi ottengono la certificazione USDA per il consumo umano.
I manzi con il "peritonitus", un fluido mucillaginoso nella cavità addominale, vengono normalmente certificati, mentre secondo le vecchie procedure sarebbero stati eliminati.
Perfino i manzi affetti da artrite e polmonite non vengono scartati.
Secondo un ispettore dello USDA, "oggi, i veterinari autorizzano la macellazione di bestie che starnutiscono vistosamente prima dell'abbattimento, e che hanno i polmoni pieni di fluidi, tessuti cicatriziali e ascessi lungo le pareti polmonari, o i plomoni attaccati alle costole, o che hanno... vasi sanguigni aperti in reni non più funzionali".
E' stata autorizzata la macellazione di "bestie piene di cibo rigurgitato, poi fuoriuscito durante lo squartamento".
Lungo la linea di produzione si spargono normalmente residui fecali, peli, larve, aderenze, fasciola epatica e residui alimentari.
Non sorprenda quindi che l'aumento del livello di contaminazione da feci nella carne bovina abbia un parallelo nell'aumento di casi registrati di salmonella.
Negli ultimi anni, negli Stati Uniti, l'incidenza della salmonellosi è raddoppiata.
Le intossicazioni alimentari, come la salmonellosi, provocano più di 2000 decessi l'anno e 500.000 ospedalizzazioni, che rappresentano un costo di milioni di dollari per cure mediche e spese accessorie.
Come conseguenza del peggioramento delle condizioni igienico sanitarie dei macelli, si stanno diffondendo anche altre malattie a genesi alimentare, come le infezioni da stafilococco e la listeriosi.
In alcuni impianti di macellazione, la velocità della linea di produzione è tale che gli operai non hanno il tempo di rimuovere le spine di cactus dalla lingua delle bestie.
I muri dei reparti di lavorazione sono imbrattati di ogni tipo di sporcizia e segnati dall'umidità; dagli impianti di trasporto, il grasso cola sugli operai. Gli stabilimenti sono infestati di scarafaggi lunghi fino a 5 centimetri; parti delle carni lavorate sono così vecchie da rivelarsi "verdi al taglio".
Si tratta, spesso, di carne appartenente a lotti rifiutati dai supermercati perché non integri, destinati a essere nuovamente immessi sul mercato.
In questo modo, teste contaminate, dette "teste vomito" perché piene del contenuto del rumine, possono essere recuperate e lavorate.
In alcuni macelli più del 24% delle "teste vomito" che raggiungono il tavolo di taglio sono contaminate da peli, sporcizia, pelle e residui alimentari.
Un ispettore federale dichiara "domani sera una famiglia, del tutto inconsapevolmente, potrebbe mangiare un hamburger o del ragù che contiene parti macinate di un testa come questa".
I pavimenti dei locali di macellazione e lavorazione delle carni sono spesso "coperti di visceri, urine, feci e ogni genere d'immondizia; a volte sono così scivolosi che camminarci diventa pericoloso".
Il tanfo e la sozzura attirano eserciti di topi. I dipendenti di alcuni macelli hanno riferito che di notte le celle frigorifere si riempivano di topi che correvano sulle carcasse, servendosi abbondamente di carne.
La carne talvolta è evidentemente guasta e piena di batteri; puzza e presenta ascessi purulenti. Quando la carne puzza troppo, gli ispettori federali suggeriscono di arieggiarla prima di lavorarla.
Molti macelli camuffano lo stato di putrefazione aggiungendo fosfati.
Nell'intento di velocizzare la produzione, tagliare i costi e migliorare i margini di profitto, l'industria americana della carne e lo USDA hanno messo seriamente a repentaglio la sicurezza e gli standard igienico-sanitari dei macelli.
Oggi, milioni di americani e consumatori di altri paesi del mondo acquistano tagli di carne nell'assoluta inconsapevolezza della potenziale minaccia che questi rappresentano per la salute.
La spinta verso l'efficienza e il profitto ha avuto come conseguenza un trattamento disumano degli animali e dei lavoratori, oltre a un aumento di rischi per il consumatore. Oggi, questo approccio alla carne altamente industrilizzato viene esportato in altri paesi, nel sistematico tentativo di creare un complesso bovino globale.
Il consolidamento dell'industria della carne in un unico complesso bovino globale sta già producendo profondi effetti sull'ecosistema terrestre e sul sistema economico mondiale.
Come la natura nel suo complesso, il bovino è stato spogliato del proprio valore intrinseco e ridotto dapprima in risorsa, quindi in merce, ulteriormente trasformata in una gamma di prodotti commerciali destinati ad essere consumati e dispersi nell'ambiente in vari stadi di decadimento entropico.
[A seguito della macellazione] "gli animali eccitati, spaventati e surriscaldati, non si dissanguano completamente e la loro carne morta rimane rosata o infiammata, rendendo la carcassa poco attraente."
Per rendere più morbida la carne si ricorre alle tecniche più varie: sono diffusi trattamenti chimici, la frollatura naturale in ambiente a temperatura controllata e la stimolazione meccanica.
In anni recenti, l'industria della carne bovina si è orientata prevalentemente su prodotti "formati, fabbricati e ristrutturati".
Le nuove tecnologie di produzione permettono di destrutturare la carne e rimodellarla in versioni simulate dei tagli di maggiore qualità, rispettando così standard qualitativi uniformi in tutto il processo di produzione e di confezionamento.
I prodotti di carne formata o modellata si ottengono applicando forza meccanica o energia a pezzi di carne cruda, fresca o marinata, usando metodi come la miscelazione meccanica, la centrifugazione, la battitura, lo scuotimento o il massaggio, in modo che la carne diventi soffice e malleabile e produca sulla propria superficie un essudato cremoso e vischioso. Inoltre... i prodotti formati garantiscono una superiore omogeneità di colore, tessuto e distribuzione del grasso.
L'uomo moderno ha tentato di ridurre l'uccisione dell'animale a processo razionale, analogo a quello della produzione meccanizzata.
L'industria della lavorazione delle carni e il pubblico dei consumatori sarebbero certamente disturbati se la carne bovina venisse commercializzata con l'etichetta "animale macellato" o "porzione di animale morto, leggermente cremata".
Perfino termini come "manzo", "vitello", "maiale", "capriolo" e "montone" sono eufemismi che contriduiscono a creare un'immagine del cibo scevra da ogni rapporto con l'animale da cui proviene. Pochi si sentirebbero a proprio agio nell'ordinare un pezzo di mucca, un agnellino, un porcello, o una pecora, scegliendo nel menù del ristorante.
Le nuove società urbanizzate, cominciarono a sentire un progressivo disagio alla vista di animali interi sulla tavola: servire un animale intero equivale a rammentare con troppa energia l'uccisione e la morte, oltre alla linea sottile che separa l'uomo dalle sue prede; solo le bestie sbranano i propri simili. I nuovi standard grastronomici cominciarono ad enfatizzare il camuffamento.
Ad animali, selvaggina e pesci veniva tolta la testa, e la carne veniva tagliata in piccole porzioni, sfilettata lontano dagli sguardi dei commensali, e servita in modo da elimiminare ogni possibilità di identificazione con l'animale che stava per essere mangiato.
Gli animali di cui si fa uso... non devono mantenere una forma che ci faccia avvertire un senso di riprovazione per la nostra ghiottoneria e crudeltà.
Il moderno complesso bovino rappresenta una nuova specie di forza malvagia che agisce nel mondo. In una civiltà che ancora misura il male in termini individuali, il male istituzionale deve ancora trovare una posizione sulla scala morale.
La riprovazione morale continua a essere legata ad atti d'individuale malvagità.
Il mondo moderno riconosce il male individuale che cagiona un danno diretto ad altri individui.
Non sa ancora riconoscere una nuova e ben più pericolosa forma di male, che ha premesse tecnologiche, imperartivi istituzionali e obiettivi economici.
La società contemporanea continua a tutelarsi dal male individuale e diretto, ma ancora non è riuscita a integrare nella propria griglia morale di riferimento il senso di giusta indignazione e di riprovazione morale nei confronti della violenza istituzioanle certificata.
Cosa accade di questo genere di malvagità: quella implicita all'origine, nelle premesse medesime su cui si fondano le istituzioni?
Cosa dire del male che scaturisce da metodi razionali di confronto, obiettività scientifica, riduzionismo meccanicista, utilitarismo ed efficienza economica?
Il male inflitto al mondo moderno dal complesso bovino ha questa natura: avidità, inquinamento e sfruttamento hanno accompagnato il complesso bovino.
La nuova dimensione del male è intimamente connessa con il complesso bovino moderno, che ha acquisito i caratteri di un male occulto.
Questo male occulto viene inflitto a distanza; un male così lontano nel tempo e nel luogo, da chi lo commette e da chi lo subisce, da non lasciar sospettare o intendere alcuna relazione causale. E' un male che non può essere avvertito, data la sua natura impersonale.
Lasciare intendere che un individuo sta facendo del male coltivando cereali destinati all'alimentazione animale o consumando un hamburger, può sembrare strano, perfino perverso, a molti.
E' probabile che il consumatore che acquista una bistecca al supermercato non si senta responsabile del dolore e della brutalità patiti dagli animali nei moderni allevamenti ad alta tecnologia.
L'effetto sull'uomo e sull'ambiente del modo moderno di pensare e di strutturare le relazioni è stato quasi catastrofico: ha indebolito gli ecosistemi e minato alla base la stabilità e la sostenibilità delle comunità umane.
Dobbiamo reagire al male occulto che sta trasformando la natura e la vita in risorse economiche.
Abbiamo sostituito meccanismi a organismi, utilitarismo a spiritualità, standard di mercato a valori civili, trasformandoci da esseri in risorse.
I bovini, dalla nascita alla macellazione, sono trattati come prodotti industriali.
In confronto alle bestie allo stato selvatico, sono molto meno sani, spesso non sono più in grado di riprodursi autonomamente e sono infestati da malattie parassitiche e opportuniste: per sopravvivere necessitano di complessi apparati tecnologici e supporti farmacologici.
La loro maggiore produttività comporta una diminuzione della capacità generativa.
In natura, la capacità generativa, non la produttività, è misura di sostenibilità.
Abbiamo annullato la nostra dipendenza dalla natura, ma, nel farlo, abbiamo perso il senso del sacro e della comunione intima con il resto del creato. Abbiamo consumato carne per ottenere il potere sulla natura e sugli altri esseri umani.
Scegliendo di non mangiare carne, manifestiamo la volontà di fondare una nuova alleanza con queste creature: una relazione che trascenda gli imperativi del mercato e la dissolutezza del consumo.
Liberare i bovini dal dolore e dall'umiliazione che patiscono nei moderni allevamenti industriali e nei macelli è un atto umano di enorme importanza pratica e simbolica: liberare queste creature da un processo che le vede castrate, private delle corna, bloccate nelle funzioni riproduttive, sottoposte a dosi massicce di ormoni e di antibiotici, irrorate di insetticidi e sottoposte a una morte brutale in un macello automatizzato, sarebbe un atto di contrizione e di riconoscimento del danno che noi moderni abbiamo inflitto all'intero creato, nell'affanossa ricerca di un potere assoluto sulle forze della natura. La natura non è più un nemico da sottomettere e da domare, ma una comunità primordiale di cui facciamo parte.
Le altre creature non sono oggetti o vittime, ma compagni partecipi di quella grande comunità della vita che costutuisce la natura e la biosfera.
Eliminando la carne dalla dieta umana, la nostra specie può compiere un significativo passo in avanti verso una nuova consapevolezza, che contempli uno spirito di comunione con i bovini e, per estensione, con le altre creature viventi con cui condividiamo il pianeta.
- J. Rifkin, "Ecocidio", Mondadori Editore
Nota:
Tutti i dati riportati da Rifkin sono accuratamente documentati e provengono da fonti ufficiali.
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