Alimentazione infantile a confronto
Ospedale pediatrico Meyer di Firenze
Dieta a base vegetale confrontata con quella occidentale
Ricercatori dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze hanno messo a confronto la dieta occidentale di un gruppo di bimbi italiani con di piccoli africani sani.
La flora batterica intestinale di questi ultimi è risultata più ricca e variata. E ciò li protegge da patologie infiammatorie intestinali croniche, come la malattia di Crohn, in aumento da noi anche nei bambini. Dei piccoli che a tavola mangiano le verdure si è soliti dire che sono bambini modello. Tanto è raro che le gradiscano nel piatto senza una smorfia.
Ora questo apparente «capriccio» sembra avere conseguenze sulla loro salute maggiori di quanto finora si pensasse. A questa conclusione è giunto uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica National proceedings of the national academy of sciences nota anche con l’abbreviazione Pnas. I nuovi dati sono frutto di un’indagine condotta da un pediatra e nutrizionista italiano, Paolo Lionetti, dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, in collaborazione con i microbiologi molecolari Carlotta de Filippo e Duccio Cavalieri.
Il team di ricercatori ha messo a confronto la dieta standard ricca di proteine, grassi, e zuccheri di 15 bambini fiorentini con quella di altrettanti piccoli africani sani di una zona rurale del Burkina Faso, con una dieta a base di miglio macinato, piccoli fagioli, verdure e cereali coltivati nei villaggi. Ebbene, la flora batterica di questi ultimi era molto più ricca ed eterogenea. Cosa che li protegge da malattie infiammatorie intestinali, come malattia di Crohn e colite ulcerosa, in rapido aumento nei Paesi occidentali anche in età pediatrica.
A Panorama, il dott. Lionetti commenta così il significato di questi suoi risultati: …ho così notato che i bambini africani, nonostante presentino un’ alta incidenza di malattie infettive come la malaria, a differenza dei nostri, non vadano invece incontro a malattie tipiche dei paesi industrializzati, quali patologie infiammatorie croniche intestinali, allergie, e malattie autoimmuni. Ciò detto, è chiaro però che, considerate le loro condizioni economico-sociali, devono affrontare problemi come malnutrizione e infezioni. Il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri del mondo.
Confrontando la dieta di questi bambini con quelli fiorentini, le differenze nella flora intestinale erano minori nella prima infanzia quando ricevevano ancora una quota di latte materno. Ma, crescendo, le cose cambiavano.
Per i bambini del Burkina, con un dieta quasi totalmente vegetariana, che si può individuare in una tappa dell’evoluzione umana che corrisponde al Neolitico quando prese avvio l’agricoltura, la nostra flora batterica era diversa, simile a quella che l’uomo aveva 10 mila anni fa.
- Per esempio, i piccoli italiani avevano molti più batteri associati all’obesità, i Bacteroidetes, mentre quelli africani una quantità maggiore di germi legati alla magrezza.
- Inoltre, in quelli del Burkina c’era una presenza superiore di acidi grassi dalla catena corta, almeno tre volte di più di quelli riscontrati nelle feci dei bimbi italiani. E questi acidi sono determinanti per il metabolismo delle cellule del colon nella lotta contro agenti patogeni come la salmonella, e sono prodotti da un tipo particolare di batteri della nostra flora intestinale.
Nel nostro organismo abbiamo una flora intestinale di cellule batteriche che corrisponde a qualche chilogrammo del nostro peso, che vengono a contatto con le cellule immunitarie dell’ intestino.
- Più è variata la composizione batterica nel nostro intestino e maggiore è la resistenza agli agenti patogeni.
- Inoltre, una maggiore varietà stimola il sistema immunitario a non rispondere a molecole innocue, favorendo lo sviluppo di patologie infiammatorie autoimmuni, come la malattia di Crohn.
Noi chiamiamo «microbioma», la somma dei geni dei batteri presenti nella nostra flora intestinale.
La cosa migliore è modificare l’ alimentazione, integrando nella dieta alimenti ricchi di fibre per favorire la flora intestinale che protegga l’ organismo da agenti patogeni. Per incrementare l’ apporto di fibre basterebbe seguire la nostra dieta mediterranea, con frutta, verdura e legumi. Un’ alimentazione che, purtroppo, è stata soppiantata anche da noi da una dieta tipo fast-food ricca di proteine, grassi e zuccheri.
Articolo tratto da: http://www.societavegetariana.org/site/modules/news/article.php?storyid=239
Dieta a base vegetale confrontata con quella occidentale
Ricercatori dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze hanno messo a confronto la dieta occidentale di un gruppo di bimbi italiani con di piccoli africani sani.
La flora batterica intestinale di questi ultimi è risultata più ricca e variata. E ciò li protegge da patologie infiammatorie intestinali croniche, come la malattia di Crohn, in aumento da noi anche nei bambini. Dei piccoli che a tavola mangiano le verdure si è soliti dire che sono bambini modello. Tanto è raro che le gradiscano nel piatto senza una smorfia.
Ora questo apparente «capriccio» sembra avere conseguenze sulla loro salute maggiori di quanto finora si pensasse. A questa conclusione è giunto uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica National proceedings of the national academy of sciences nota anche con l’abbreviazione Pnas. I nuovi dati sono frutto di un’indagine condotta da un pediatra e nutrizionista italiano, Paolo Lionetti, dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, in collaborazione con i microbiologi molecolari Carlotta de Filippo e Duccio Cavalieri.
Il team di ricercatori ha messo a confronto la dieta standard ricca di proteine, grassi, e zuccheri di 15 bambini fiorentini con quella di altrettanti piccoli africani sani di una zona rurale del Burkina Faso, con una dieta a base di miglio macinato, piccoli fagioli, verdure e cereali coltivati nei villaggi. Ebbene, la flora batterica di questi ultimi era molto più ricca ed eterogenea. Cosa che li protegge da malattie infiammatorie intestinali, come malattia di Crohn e colite ulcerosa, in rapido aumento nei Paesi occidentali anche in età pediatrica.
A Panorama, il dott. Lionetti commenta così il significato di questi suoi risultati: …ho così notato che i bambini africani, nonostante presentino un’ alta incidenza di malattie infettive come la malaria, a differenza dei nostri, non vadano invece incontro a malattie tipiche dei paesi industrializzati, quali patologie infiammatorie croniche intestinali, allergie, e malattie autoimmuni. Ciò detto, è chiaro però che, considerate le loro condizioni economico-sociali, devono affrontare problemi come malnutrizione e infezioni. Il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri del mondo.
Confrontando la dieta di questi bambini con quelli fiorentini, le differenze nella flora intestinale erano minori nella prima infanzia quando ricevevano ancora una quota di latte materno. Ma, crescendo, le cose cambiavano.
Per i bambini del Burkina, con un dieta quasi totalmente vegetariana, che si può individuare in una tappa dell’evoluzione umana che corrisponde al Neolitico quando prese avvio l’agricoltura, la nostra flora batterica era diversa, simile a quella che l’uomo aveva 10 mila anni fa.
- Per esempio, i piccoli italiani avevano molti più batteri associati all’obesità, i Bacteroidetes, mentre quelli africani una quantità maggiore di germi legati alla magrezza.
- Inoltre, in quelli del Burkina c’era una presenza superiore di acidi grassi dalla catena corta, almeno tre volte di più di quelli riscontrati nelle feci dei bimbi italiani. E questi acidi sono determinanti per il metabolismo delle cellule del colon nella lotta contro agenti patogeni come la salmonella, e sono prodotti da un tipo particolare di batteri della nostra flora intestinale.
Nel nostro organismo abbiamo una flora intestinale di cellule batteriche che corrisponde a qualche chilogrammo del nostro peso, che vengono a contatto con le cellule immunitarie dell’ intestino.
- Più è variata la composizione batterica nel nostro intestino e maggiore è la resistenza agli agenti patogeni.
- Inoltre, una maggiore varietà stimola il sistema immunitario a non rispondere a molecole innocue, favorendo lo sviluppo di patologie infiammatorie autoimmuni, come la malattia di Crohn.
Noi chiamiamo «microbioma», la somma dei geni dei batteri presenti nella nostra flora intestinale.
La cosa migliore è modificare l’ alimentazione, integrando nella dieta alimenti ricchi di fibre per favorire la flora intestinale che protegga l’ organismo da agenti patogeni. Per incrementare l’ apporto di fibre basterebbe seguire la nostra dieta mediterranea, con frutta, verdura e legumi. Un’ alimentazione che, purtroppo, è stata soppiantata anche da noi da una dieta tipo fast-food ricca di proteine, grassi e zuccheri.
Articolo tratto da: http://www.societavegetariana.org/site/modules/news/article.php?storyid=239
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