Suini in batteria, bombe biologiche
DA LIBERO - 11 MAGGIO 2003
Suini in batteria, bombe biologiche.
Allevati in spazi angusti, sviluppano malattie pericolose anche per l'uomo.
di Oscar Grazioli
Siamo giunti alla fine del viaggio all'interno di quella che abbiamo chiamato la "Follia della zootecnica". Chi ha seguito l'inchiesta si è reso conto di quali "mostri" zootecnici l'uomo abbia creato manipolando il triangolo della vita animale: genetica, alimentazione, ambiente.
Il tacchino da 21 chili in 3 mesi e la vacca da 120 quintali da latte all'anno sono ormai macchine, bolidi lanciati a folle velocità verso traguardi sempre più eccitanti. Solo trent'anni fa una scrofa in allevamento intensivo era in grado di produrre tredici suinetti all'anno. Oggi siamo a ventidue (i francesi, la cui grandeur è nota, vanno fieri di arrivare a ventotto). Questo ha obbligato gli allevatori ad un carico di animali per metro quadrato impensabile e a trovare nuovi spazi dove collocare i neonati, quelli in svezzamento e quelli all'ingrasso. Naturalmente le scrofe devono avere sufficienti "rubinetti" per alimentare questo ben di Dio. Se hanno meno di 14 tettine sono fuori dal giro, non vengono iscritte al libro genealogico. Ma come abbiamo già imparato, la natura non sta a guardare inerme.
Quando tutti gli ambienti sono stracolmi di suini e suinetti, che sembrano una manna inviata dal cielo, arriva chi guasta la festa. Accanto alle malattie tradizionali, già difficili da tenere a bada, prendono posto patologie la cui natura è ancora da determinare con certezza. La Pirs, il morbo blu, forse causato da un Circovirus, forse no. Nessuno ancora lo sa di preciso, come nessuno sa di preciso quali e quanti microrganismi siano alla base della Sars. Ci difendiamo dietro sigle, acronimi, termini come "idiopatico" (se sentite il termine toccate ferro, perchè vuol dire che di quella malattia non si è ancora capito un bel niente). Fatto sta che cominciano gli aborti nelle scrofe, mortalità elevate nei suinetti, malattie che non rispondono a nessun antibiotico e a nessun presidio medico. Rispondono stranamente ad una sola manovra. Diminuire il carico di animali. In altri termini, l'allevatore che possiede ambienti più spaziosi, confortevoli e vi immette un minor numero di animali vede scomparire morbi blu, Pirs e quant'altro senza alcuna cura. Chi alleva i suinetti all'aperto con possibilità di parchetto esterno vede i virus sparire misteriosamente. Magicamente la produzione, che doveva diminuire, aumenta grazie al minor numero di animali. Un paradosso? No, una semplice regola che si dovrebbe insegnare a scuola, assieme all'alfabeto.
Le grandi epidemie esplodono là dove ci sono concentrazioni elevate di organismi e scarsi livelli d'igiene. Poi si propagano in lembi sempre meno aggressivi, man mano che il numero di vittime da colpire si dirada, per poi fermarsi.
L'uomo è già sufficientemente impegnato a combattere guerre su molteplici fronti, guerre che talvolta sembra ostinatamente volere perdere. Nell'ultimo ponte festivo in Italia 230 persone sono morte e 600 sono rimaste ferite in modo più o meno grave. Grosso modo il bilancio della Sars, a livello mondiale. Non riusciamo a fermare queste stragi e, contenti, ce ne andiamo a cercare altre, giocando allegramente a poker con le regole della natura.
Ricordiamoci che il maiale, assieme al pollo (e al cavallo) è in grado di ospitare il virus dell'influenza e costituisce uno dei grandi reservoir dove questo poliedrico virus muta, cambia pochi atomi della sua struttura, per trasformarsi in una piaga biblica che in passato abbiamo chiamato Spagnola o Asiatica. Speriamo di non doverle trovare un nome per il prossimo futuro. La conclusione di questo viaggio non è la richiesta di invertire la marcia. Sarebbe impossibile ed estremamente pericoloso. Quando si viaggia su un'autostrada invertire la marcia è una follia. E' sufficiente diminuire la velocità ed osservare le distanze di sicurezza. Il benessere degli animali non è solo un problema morale nei loro confronti. Se proprio vogliamo sovvertire qualsiasi elementare regola che la natura ci insegna, nessuno lo può impedire, come nessun uomo può impedire alla natura di cambiare improvvisamente le regole del gioco trasformando un microrganismo innocuo in un nemico mortale, dotato della forza di "saltare l'ostacolo". E allora il gioco si fa duro e non diverte più.
Per leggere gli altri articoli di questa inchiesta:
Allevamenti intensivi, 'culla' di virus e batteri
Più che mucche spugne da latte
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Siamo giunti alla fine del viaggio all'interno di quella che abbiamo chiamato la "Follia della zootecnica". Chi ha seguito l'inchiesta si è reso conto di quali "mostri" zootecnici l'uomo abbia creato manipolando il triangolo della vita animale: genetica, alimentazione, ambiente.
Il tacchino da 21 chili in 3 mesi e la vacca da 120 quintali da latte all'anno sono ormai macchine, bolidi lanciati a folle velocità verso traguardi sempre più eccitanti. Solo trent'anni fa una scrofa in allevamento intensivo era in grado di produrre tredici suinetti all'anno. Oggi siamo a ventidue (i francesi, la cui grandeur è nota, vanno fieri di arrivare a ventotto). Questo ha obbligato gli allevatori ad un carico di animali per metro quadrato impensabile e a trovare nuovi spazi dove collocare i neonati, quelli in svezzamento e quelli all'ingrasso. Naturalmente le scrofe devono avere sufficienti "rubinetti" per alimentare questo ben di Dio. Se hanno meno di 14 tettine sono fuori dal giro, non vengono iscritte al libro genealogico. Ma come abbiamo già imparato, la natura non sta a guardare inerme.
Quando tutti gli ambienti sono stracolmi di suini e suinetti, che sembrano una manna inviata dal cielo, arriva chi guasta la festa. Accanto alle malattie tradizionali, già difficili da tenere a bada, prendono posto patologie la cui natura è ancora da determinare con certezza. La Pirs, il morbo blu, forse causato da un Circovirus, forse no. Nessuno ancora lo sa di preciso, come nessuno sa di preciso quali e quanti microrganismi siano alla base della Sars. Ci difendiamo dietro sigle, acronimi, termini come "idiopatico" (se sentite il termine toccate ferro, perchè vuol dire che di quella malattia non si è ancora capito un bel niente). Fatto sta che cominciano gli aborti nelle scrofe, mortalità elevate nei suinetti, malattie che non rispondono a nessun antibiotico e a nessun presidio medico. Rispondono stranamente ad una sola manovra. Diminuire il carico di animali. In altri termini, l'allevatore che possiede ambienti più spaziosi, confortevoli e vi immette un minor numero di animali vede scomparire morbi blu, Pirs e quant'altro senza alcuna cura. Chi alleva i suinetti all'aperto con possibilità di parchetto esterno vede i virus sparire misteriosamente. Magicamente la produzione, che doveva diminuire, aumenta grazie al minor numero di animali. Un paradosso? No, una semplice regola che si dovrebbe insegnare a scuola, assieme all'alfabeto.
Le grandi epidemie esplodono là dove ci sono concentrazioni elevate di organismi e scarsi livelli d'igiene. Poi si propagano in lembi sempre meno aggressivi, man mano che il numero di vittime da colpire si dirada, per poi fermarsi.
L'uomo è già sufficientemente impegnato a combattere guerre su molteplici fronti, guerre che talvolta sembra ostinatamente volere perdere. Nell'ultimo ponte festivo in Italia 230 persone sono morte e 600 sono rimaste ferite in modo più o meno grave. Grosso modo il bilancio della Sars, a livello mondiale. Non riusciamo a fermare queste stragi e, contenti, ce ne andiamo a cercare altre, giocando allegramente a poker con le regole della natura.
Ricordiamoci che il maiale, assieme al pollo (e al cavallo) è in grado di ospitare il virus dell'influenza e costituisce uno dei grandi reservoir dove questo poliedrico virus muta, cambia pochi atomi della sua struttura, per trasformarsi in una piaga biblica che in passato abbiamo chiamato Spagnola o Asiatica. Speriamo di non doverle trovare un nome per il prossimo futuro. La conclusione di questo viaggio non è la richiesta di invertire la marcia. Sarebbe impossibile ed estremamente pericoloso. Quando si viaggia su un'autostrada invertire la marcia è una follia. E' sufficiente diminuire la velocità ed osservare le distanze di sicurezza. Il benessere degli animali non è solo un problema morale nei loro confronti. Se proprio vogliamo sovvertire qualsiasi elementare regola che la natura ci insegna, nessuno lo può impedire, come nessun uomo può impedire alla natura di cambiare improvvisamente le regole del gioco trasformando un microrganismo innocuo in un nemico mortale, dotato della forza di "saltare l'ostacolo". E allora il gioco si fa duro e non diverte più.
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